Martoriata e continuamente sfruttata, la terra di Val d’Agri non ne può più: sputa liquami neri, a presagio del marcio che l’uomo fa all’Ambiente.
Un danno che non si ripercuote solo sul suolo, ma anche sui cittadini che ne pagano le amare conseguenze ammalandosi.
Stiamo parlando dello sfruttamento ambientale perpetrato dagli impianti petroliferi di Eni e Total in questa zona della Basilicata.
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Sfruttamento ambientale a Val d’Agri: i fatti
La terra sputa liquami : le ultime riprese sono quelle di un terreno privato in cui fuoriesce un liquido nero.
In attesa delle analisi di laboratorio, si sospetta che possa esser qualcosa di simile a quei liquami trovati a San Mauro.
Alluminio, oltre sei volte la soglia consentita, tallio, metallo altamente tossico, oltre 200 volte la soglia di legge, ferro e bario con valori altissimi.
Tutto ciò perchè gli impianti non funzionano a dovere… ci sono dei grossi e alti camini che rivelano l’inquinamento dell’aria solo se ci sono incidenti o esplosioni, le centraline per il monitoraggio non funzionano e il controllo è scarso.
Ci vuole un preavviso di 24h per visitare gli impianti. Mai un controllo fuori orario. Ciò dà tutto il tempo agli operatori di nascondere eventuali problemi sotto il tappeto. Peccato che adesso sia veramente colmo.
Le amministrazioni chiudono gli occhi
Il 15 Luglio Eni e Total sono stati convocati dall‘assessore regionale all’Ambiente Rosa << per un esame dettagliato degli accadimenti e per adottare le relative risoluzioni>>.
Ma cittadini e ambientalisti non ci stanno, <<una pura azione di forma>> afferma Giorgio Santoriello, presidente dell’Associazione Cova Contro.
La terra del petrolio «spremuta e abbandonata dalle istituzioni da decenni -continua – continuerà a essere umiliata anche con questa convocazione da parte dell’assessore, un fuoco di paglia come tutti gli altri».
Uno sfruttamento ambientale in Val d’Agri che già aveva fatto notizia:
Un rapporto travagliato, quello della Basilicata, con l’oro nero della sua terra. Da un lato una possibilità di arricchirsi (basti pensare che cinquant’anni fa il paesaggio lucano era prevalentemente rurale) dall’altro un danno enorme al suolo e all’intero ecosistema.
Fin quando il denaro sarà sempre in cima alle priorità delle aziende petrolifere a discapito della salute , la soluzione continuerà ad essere lontana.
Sono passati anni ma la lotta al diritto alla salute dell’essere umano, oltreché quella del suolo e dell’aria, non è stata ancora vinta.