Oggi noi tutti stiamo gioendo per gli insperati salvataggi per i quali ringraziamo i veri eroi di questa nazione allo sbaraglio ( di oggi la notizia che sono state inviate turbine antineve nelle zone in emergenza, ma senza catene antineve!): il personale di salvataggio e i vigili del fuoco e i cani, che non si sono dati mai per vinti; molte unità hanno fatto km nella neve con sci ai piedi per andare a scavare, e dopo ore infaticabili di lavoro, hanno salvato numerose vite. Al momento le ultime parlano di 10 superstiti di cui 4 bambini.
I soccorritori che sono arrivati all’ Hotel Rigopiano hanno spiegato che “la situazione era drammatica, l’albergo è stato spazzato via, è rimasto in piedi solo un pezzetto. Ci sono tonnellate di neve, alberi sradicati e detriti che hanno sommerso l’area dove si trovava l’albergo.”
Da sempre ci siamo schierati contro l’approccio dell’uomo di non rispettare la natura, di andare al di la di ogni buon senso pur di creare profitto e business. Vogliamo parlare dei veri motivi di questa tragedia, perchè oramai troppo spesso si parla di “condizioni estreme” o di “fato avverso”, poi con tutto ciò che il retaggio del terremoto si porta dietro, con le sue ansie, le sue paure, il continuo parlare di fatalità e di natura violenta. Partiamo con il ricostruire la vicenda.
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Origine della valanga
La tremenda valanga non è stata provocata dal terremoto. Le scosse che ieri hanno colpito la zona interessata, si sono verificate molte ore prima rispetto alla valanga, e in una zona molto distante dall’Hotel Rigopiano, al confine tra l’Abruzzo e il Lazio, in provincia di L’Aquila, mentre l’hotel sorge a monte di Penne, in provincia di Pescara, sul versante Adriatico dell’Abruzzo.
Non conosciamo ancora con precisione l’orario della valanga, ma sappiamo che il primo SMS con la richiesta di soccorso risale alle 17:40 di Mercoledì pomeriggio. Verosimilmente la valanga si era appena verificata, comunque dopo le 17:15/17:20. Le scosse di terremoto, invece, si erano verificate al mattino, la più forte di magnitudo 5.5 alle 11:14, poi quella di magnitudo 5.4 alle 11:25, infine l’ultima di elevata intensità (magnitudo 5.1) alle 14:33, circa tre ore prima della valanga-killer.
E’ già difficile immaginare che un terremoto di questa magnitudo (forte, ma non fortissimo) possa innescare una valanga, ancor più improbabile che possa farlo a così tanti chilometri di distanza dall’epicentro. Scientificamente impossibile che ciò accada con svariate ore di ritardo. Invece valanghe di questo tipo rientrano nella relativa “normalità” di grandi nevicate come quelle delle ultime ore sull’Appennino.
Cosa dice il geologo
Così il geologo Gian Gabriele Ori, dell’università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti: l’hotel Rigopiano è stato investito da “un’enorme colata di detriti, un un fenomeno raro, che ha acquisito forza e velocità notevoli sotto la pressione della neve abbondante, dalla debolezza del terreno. Il terremoto lo ha innescato, come una miccia“.
La forza della colata di detriti e’ stata così dirompente da travolgere anche il bosco che si trovava dietro l’hotel. “Di solito – ha osservato l’esperto – i boschi resistono a slavine e valanghe“, ma quello che ha travolto l’hotel è stato qualcosa di molto più violento. Sotto la pressione di almeno tre metri di neve, accumulata nei giorni scorsi anche a causa del vento, il terreno indebolito dalle piogge ha ceduto e ha cominciato a scivolare portando con se’ rocce e detriti. “Il terremoto – ha osservato Ori – potrebbe essere stata solo la miccia che ha innescato il fenomeno“, anche se al momento non ci sono elementi per stabilire se una delle scosse avvenute al mattino possa avere un minimo collegamento con il disastro. “Probabilmente tutto è iniziato come una slavina“, ossia con il distacco di una massa di neve, che cadendo ha raccolto rocce e alberi, cominciando a scorrere su una superficie debole. Ad aumentare progressivamente la velocità ha contribuito la neve, che ha agito come un lubrificante. “In questo modo – ha spiegato ancora Ori – la slavina si e’ caricata di roccia, trasformandosi in un enorme flusso di detriti che, a grande velocità, ha travolto il bosco e poi l’albergo con una potenza distruttiva“.
Perchè l’Hotel Rigopiano può essere considerato abusivo
Osservando l’immagine qui a fianco, possiamo notare come la struttura sia stata costruita proprio a valle di un grande canalone di montagna. In questa situazione, un’eventuale valanga nel canalone diventa devastante perchè aumenta di energia e velocità proprio a ridosso della struttura; e proprio questo, purtroppo, è successo.
La storia dell’Hotel “Rigopiano” è caratterizzata da un processo per corruzione, che però si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati “perchè il fatto non sussiste“.
Era stata aperta un’inchiesta nel 2008 ad sulla base delle intercettazioni telefoniche dell’indagine “Vestina“, ipotizzando il reato di corruzione per 7 persone. L’ipotesi accusatoria era di tangenti e posti di lavoro in cambio di un voto favorevole per sanare l’occupazione abusiva di suolo pubblico, relativamente all’ampliamento della struttura (che in origine era un vecchio casolare di montagna), per la realizzazione di un hotel a quattro stelle. L’Hotel Rigopiano aprì i battenti nel 1972 ma proprio nel 2007 assunse una veste completamente nuova, ristrutturato e dotato di tutti i confort, tra cui centro benessere e piscina.
Secondo l’accusa, l’amministrazione comunale aveva votato a favore della delibera finalizzata a “sanare l’occupazione abusiva di suolo pubblico da parte della società Del Rosso“, in una zona fino ad allora adibita a pascolo del bestiame e compresa per di più in un’area naturalistica protetta. Secondo le carte della Procura, “l’autorizzazione a sanatoria si basava sul presupposto che detta occupazione non costituisse abuso edilizio per mancata, definitiva trasformazione del suolo“.
Gli amministratori locali in cambio della delibera avrebbero incassato la “promessa di un versamento di denaro destinato al finanziamento del partito” di appartenenza (il Pd) e, in particolare, il secondo avrebbe ottenuto “il pagamento di 26.250 euro” che, dice ancora l’accusa, andava ad “adempimento parziale di un debito pregresso ma inquadrabile nel rapporto corruttivo“. Incredibile ma vero…siamo alle solite! Il reato oramai sarebbe stato prescritto e nessuno è responsabile; ci auguriamo che questa tragedia possa almeno servire a far pagare i responsabili veri, perchè troppo spesso in questo modo di amministrare la cosa pubblica e il territorio, i veri devastatori la fanno franca.
Non possiamo nascondere le responsabilità dietro alle parole
Se vogliamo imparare per una volta da avvenimenti distruttivi come questo, per fare prevenzione, dobbiamo capire e rispettare il territorio e i suoi rischi. Come per i terremoti, dove a uccidere sono le costruzioni che non vengono realizzate rispettando i criteri antisismici, ( ricordiamo le immagini del signore giapponese che legge tranquillo il giornale aspettando il treno, mentre c’è un terremoto di magnitudo intorno a 7 ) anche per frane, alluvioni e valanghe non è mai corretto parlare di “natura assassina” o fandonie simili. A uccidere è l’incoscienza umana e la smania di costruire e devastare per creare profitto. E quell’albergo, a valle di un canalone così pericoloso in una zona esposta a grandi nevicate e da sempre soggetta a pericolose valanghe (di cui una devastante nel 1936 ), non doveva essere costruito in quel punto. Chissà se qualcuno, stanotte, andando a dormire, non si senta almeno un poco, chiamato in causa e venga messo di fronte alla sua in-coscienza.