Il processo di produzione industriale delle uova prevede pratiche cruente, finalizzate all’eliminazione di pulcini maschi e alla riduzione in schiavitù delle galline, costrette a diventare “macchine alimentari”.
Solo in Italia, le galline allevate unicamente per la produzione di uova sembra che siano più di 40 milioni. Ognuna di loro è ridotta a sopportare una vita fatta di sofferenze e crudeltà.
Tutto inizia alla nascita dei pulcini. I piccoli vengono distinti e separati: i maschi, inutili alla produzione di uova e “inadatti” a quella della carne vengono gettati via; le femmine subiscono l’amputazione del becco e sono costrette a produrre uova fino allo sfinimento.
La pratica è testimoniata dalla presenza di alcuni video. Qualche anno fa, ad esempio, l’associazione Mercy For Animals, attraverso l’ausilio di una telecamera nascosta, è riuscita a riprende i crudeli metodi di allevamento nello stabilimento Hy-Line dell’Iowa.
Pulcini maschi, considerati scarti, che vengono gettati vivi nei tritacarne per far da mangime agli altri animali. Una pratica agghiacciante, dimostrazione di come, dinanzi alla sete di denaro, ogni scrupolo scompare per lasciar spazio all’orrore.
I pulcini femmina non se la cavano meglio: dopo che, senza anestesia, viene tagliata loro la punta del becco, vengono trasferiti in un capanno dove, subendo cicli di luce artificiale, vengono svezzati nel minor tempo possibile. Intorno all’età di 17/18 settimane, iniziano la produzione delle uova. Sistemate in gabbie strette e anguste, producono il doppio di quanto non produrrebbero in natura con i propri normali cicli.
Paura, frustrazione, dolore sono i sentimenti che contraddistinguono la vita di questi esseri all’interno degli allevamenti intensivi.
Ciò che ci interessa trattare oggi, però, riguarda in particolare il tragico destino dei pulcini maschi che abbiamo descritto all’inizio.
Nei giorni scorsi è comparso sul The Guardian, un articolo con un titolo molto particolare: “Preferisci mangiare uova geneticamente modificate, oppure eliminare i maschi inutili?”.
Una domanda che fa riflettere, soprattutto perché fa apparire la soluzione ridotta solo a queste due possibilità, quando invece non lo è.
Ecco qual è contenuto dell’articolo.
Un team di ricerca australiano della Charles Sturt University, in collaborazione con un altro gruppo di ricerca del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, avrebbe trovato (a modo suo) una soluzione al problema etico dell’eliminazione cruenta dei pulcini maschi nella produzione industriale di uova: polli geneticamente modificati.
Il succo della scoperta è questo: creare un gene che codifichi una proteina di medusa, che, stimolata con una luce ultravioletta, reagisca diventando verde. Gli studiosi affermano di sperare di inserire questo gene all’interno dei cromosomi sessuali, in modo tale che solo le femmine appaiano luminescenti sotto la luce al laser. Se questo progetto dovesse funzionare, il sesso dei pulcini potrebbe essere determinato semplicemente “leggendo” le uova con un laser: la presenza della fluorescenza indicherebbe sesso femminile, l’assenza, maschile. Secondo gli scienziati, poi, le uova contenenti i maschi potrebbero essere smaltite in anticipo durante l’incubazione e attraverso un semplice processo automatizzato.
“Naturalmente – dichiara al giornale uno degli studiosi – tutti gli alimenti e gli organismi geneticamente modificati devono essere rigorosamente testati, per valutarne la sicurezza e i rischi, soprattutto va arginato il timore che una volta liberi nell’ambiente i geni dei polli Gm possano trasferirsi in specie native”.
Il ricercatore afferma che, per quanto ne sa, il gene da trasferire sui polli (la proteina fluorescente) non è tossico. Inoltre, pone questa inquietante domanda: “Se l’aspetto e il sapore delle uova fossero gli stessi, perché non mangiarle? Viviamo in un mondo imperfetto, e il modo in cui produciamo le uova deve cambiare. Dobbiamo migliorare l’efficienza economica del procedimento e il benessere dei polli. La domanda, pertanto, sembra essere: vogliamo distruggere miliardi di piccolissimi pulcini ogni anno, o (se si può) vogliamo accettare una linea di galline geneticamente modificate?”.
Ma veramente non c’è un altro modo per impedire questo massacro di pulcini che trovarsi al bivio che ci impone di scegliere tra crudeltà e OGM? Veramente siamo costretti a rimanere incastrati all’interno di queste logiche di mercato che obbligano una produzione così eccessiva?
Un’altra possibile soluzione è, ad esempio, quella di diventare vegani o, per chi non è disposto o pronto a farlo, scegliere quantomeno di comprare uova provenienti da allevamenti all’aperto e identificate dal codice 01: 0, uovo da agricoltura biologica, 1 uovo da allevamento all’aperto.
(Foto: “The Wanderer’s Eye Photography”)