Oltre tre milioni di brasiliani che vivono nella zona settentrionale della foresta amazzonica sopravvivono grazie a una frutta che cresce solamente da queste parti. Praticamente l’Açai (si pronuncia Assai) accompagna tutti i loro pasti, dalla colazione alla cena, e a causa delle sue molteplici proprieta’ nutrizionali viene chiamato, dagli Indios, il frutto della vita. Nella tradizione degli Indios questa bacca, grande circa 1,5 cm, sferica, dal colore viola scuro, viene raccolta dalla palma a mano (Euterpe Oleracea), dai bambini che si arrampicano fino ai 25-30 metri della esile pianta, su cui cresce spontaneamente a grappoli, tra luglio e settembre. Subito dopo la raccolta, le bacche di Açai vengono lavate, lasciate a bagno per ammorbidirsi. Tolto il nocciolo, che costituisce circa l’80% della frutta, la polpa granulosa, simile alla pera, viene macerata e, sola o miscelata con farina di manioca per essere consumata durante la giornata, sotto forma di vino, succhi, bibite e dolci. Nell’economia degli indios, il nocciolo non viene buttato ma utilizzato per fabbricare collane, bracciali e orecchini. Agli inizi degli anni ‘90, diversi studi scientifici hanno portato alla luce le varie proprieta’ dell’Açai, a partire da quella antiossidante, legata alle antocianine e ai flavonoidi, che si rivela utile contro l’invecchiamento precoce della pelle e dei tessuti. Si e’ inoltre visto che la presenza di due grassi insaturi, l’acido oleico (omega 9) e acido linoleico (omega 6) combatte inoltre il colesterolo e fa bene al cuore. Questo miracoloso frutto è stato un ottimo aiuto anche per l‘economia in crisi di una piccola comunità del Rio delle Amazzoni, Ilha de Cinza. Una comunità che ha vissuto la crisi negli anni 90 ma che poi riducendo l’impatto sul territorio attraverso una condotta sempre più ecosostenibile, ha superato e vinto sulla crisi.
Agnese Tondelli