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Sognare l’autosufficienza e coltivare tutta la verdura che i cittadini consumano: è questo l’obiettivo di Todmorden. E il successo è ormai a un passo.
L’iniziativa si chiama “Incredible Edible” (che significa più o meno incredibilmente commestibili, letteralmente). La cittadina è Todmorden, nel West Yorkshire, Regno Unito. Gli abitanti sono circa 15mila. A questa città hanno dedicato film, ricerche universitarie, visite guidate. Perché? Perché gli abitanti vogliono coltivare tutta la frutta e la verdura che consumano.
Il progetto va avanti da quasi 10 anni ed è ormai a un passo dall’essere realizzato.
Coltivare tutti, coltivare in comune
Il sogno è di quelli ambiziosi – e proprio per questo è meraviglioso: diventare la prima città autosufficiente del Regno Unito. Un’autosufficienza alimentare, almeno.
Come si fa? Ci si mette insieme, tutti gli abitanti di una città (meglio se piccola) e si inizia a coltivare in giardini, orti urbani, frutteti cittadini. Tutti sono coinvolti nel progetto. In primavera le aiuole della città (quelle grandi sono almeno 70), sono cariche di cavoli, carote, lattughe e cipolle.
Dietro uno studio medico si coltivano le fragole. Lungo il canale invece troviamo lampioni, albicocche e mele. Nel giardino del campus universitario spuntano fagioli e piselli. Si coltiva persino nei parcheggi: in quello del supermercato, quando è periodo, fruttificano i ciliegi!
E poi ancora le spezie: menta, rosmarino e timo nelle vicinanze dell’ospedale. Ma la “mania” della coltivazione attraversa tutta la città: coinvolti anche i giardini casalinghi dei privati, le aiuole del distretto di polizia locale, la stazione ferroviaria. Persino il cimitero!
Perché hanno cominciato? “Volevamo far partire una rivoluzione”, spiegano. La loro idea ha attirato l’attenzione delle città e delle nazioni vicine. Al punto da aver fatto nascere una nuova forma di turismo, che chiamano “turismo vegetale”: gli interessati sono guidati in un tour della cittadina e dei suoi incredibili orti urbani.
Come nasce Incredible Edible
Tutto è nato dalle discussioni di due energiche signore del posto: Mary Clear, 60enne, nonna di 10 nipoti, e Pam Warhurst, ex proprietaria del Bear Cafè, bar della zona.
Una sera, le due amiche hanno cominciato a discutere sullo stato di salute del Pianeta, sulla direzione che sta prendendo. Il declino sembra inevitabile. Ma le due non si arrendono e si chiedono: “Cosa possiamo fare noi?”.
All’inizio del 2009, raccolgono un gruppo di persone del posto, soprattutto donne, e girano anche a loro la domanda: “Cosa possiamo fare noi per fermare il declino?”.
“Quando gli uomini s’incontrano per bere in un bar succedono sempre casini e risse. Quando invece sono le donne a riunirsi per bere un caffè succedono solo belle cose”, scherza Mary. “Abbiamo cominciato a ragionare su un fatto. Siamo abituati a distribuire le colpe: è colpa dei governi locali, dei politici, dei banchieri, della tecnologia. Abbiamo rovesciato questo modo di pensare: piuttosto che criticare, abbiamo deciso di fare qualcosa di positivo, in prima persona“.
Nasce così il progetto. Poco dopo, durante un incontro pubblico, questo nucleo originario presenta l’idea alla cittadinanza tutta. La platea è esplosa: tutti hanno aderito immediatamente con entusiasmo. L’obiettivo oggi è molto chiaro: raggiungere l’autosufficienza alimentare entro il 2018. “È un piano molto ambizioso“, spiega Mary. “Ma se non punti in alto, tanto vale restartene al letto, no?”.
Un linguaggio comune
Come ha spiegato Pam Warhurst in una conferenza, l’idea è nata anche per mettere fine alla divisione. Una comunità si regge sulla collaborazione, sulla concordia, ma anche sulla ricerca di un linguaggio condiviso con cui comunicare.
“Possiamo trovare una lingua che ci unisca, indipendentemente dall’età, dal reddito e dalla cultura? Una lingua che aiuti le persone a trovare un nuovo modo di vivere, a vedere diversamente gli spazi che ci circondano? Un modo di pensare diversamente alle risorse che usiamo? Si può trovare tale linguaggio? Riflettendoci a lungo, siamo riusciti a dare una risposta positiva: sì, una lingua comune esiste ed è il cibo“.
L’idea alla base di Incredible Edible, comune anche ad altre esperienze simili, non è solo quella di coltivare delle verdure. Non staremo qui a parlarne altrimenti. L’idea è quella di trovare un nuovo modo di stare insieme, di creare un senso di comunità, di superare l’isolamento, la solitudine. Il cibo è solo una scusa per stare insieme. E insieme, salvare il mondo e se stessi.
INFO: https://www.incredible-edible-todmorden.co.uk/
FOTO: Howellboy