Indice dei contenuti
Ftalati e Bisfenolo A, due interferenti endocrini, comuni nel packaging degli alimenti e non solo, potrebbero contribuire ad aumentare obesità infantile e diabete. Ecco cosa dicono alcune interessanti ricerche.
Più volte ci siamo trovati a parlare di ftalati e bisfenolo A. Gli ftalati sono dei prodotti chimici, derivati del petrolio, che vengono aggiunti alle materie plastiche per migliorarne flessibilità e malleabilità. Abbiamo visto come questi siano però anche degli interferenti endocrini, pericolosi per l’organismo, soprattutto dei bambini.
Anche il Bisfenolo A è un noto perturbatore endocrino. Spesso dimenticato, è presente soprattutto nei materiali in policarbonato. E quindi bottiglie per le bibite, stoviglie e recipienti in plastica. Recentemente è stato collegato con un aumento di rischi di cancro al fegato.
Esistono nuovi studi che collegano la presenza nell’organismo di questi composti chimici a un aumento dell’insulino-resistenza negli adolescenti e bambini e alla comparsa del diabete.
Interferenti endocrini e infanzia
In uno studio, comparso sulla rivista medica Pediatrics, i ricercatori hanno misurato i livelli di DEHP (Di-2-etilesilftalato), uno ftalato che si trova comunemente negli alimenti trasformati. L’analisi è stata effettuata su campioni di urina di 766 adolescenti, con un’età compresa tra i 12 e i 19 anni.
Dalle osservazioni condotte, sembra che gli adolescenti con una maggiore quantità di DEHP nelle urine abbiano fatto registrare un aumento dei tassi di insulino-resistenza. Una condizione che può facilmente diventare precursore del diabete.
Uno dei ricercatori, il dr. Leonardo Trasande, professore di medicina ambientale e pediatria presso la New York University, ha ammesso che “in studi di laboratorio, gli ftalati influenzano l’espressione dei geni legati al modo in cui rispondiamo all’ingestione di zucchero attraverso la secrezione di insulina”.
Tuttavia, i ricercatori hanno aggiunto che quanto scoperto non prova che mangiare cibi confezionati con ftalati causi insulino-resistenza. C’è la possibilità infatti che i livelli elevati siano casuali. Anche nel caso in cui i soggetti studiati abbiano consumato grosse quantità di prodotti ricchi di ftalati.
Bisfenolo e obesità
Veniamo adesso, invece, al Bisfenolo A. Un altro studio, pubblicato sulla stessa rivista, ha esaminato la relazione tra BPA e obesità in più di 10mila bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 18 anni. Dalle osservazioni è emerso che i bambini con la più alta quantità di BPA nelle urine presentavano il doppio del rischio di essere obesi, rispetto ai bambini con i più bassi livelli di BPA urinario.
Un’ulteriore ricerca, condotta da un team di ricercatori spagnoli e messicani, ha mostrato un collegamento tra alti livelli di Bisfenolo A e un aumento dell’insulino-resistenza nei topi.
Secondo questo studio, gli interferenti endocrini (come appunto BPA e ftlalati) imitano l’ormone sessuale 17β-estradiolo (E 2 ), coinvolto nello sviluppo dei caratteri sessuali.
Gli scienziati sanno da anni che il BPA e altri interferenti endocrini possono diminuire la produzione di sperma e portare ad altri problemi di sviluppo degli organi sessuali. Non avevano però ancora studiato un collegamento tra le sostanze chimiche e il metabolismo del glucosio. Pur sapendo che un aumento dell’E 2 causa resistenza all’insulina.
I ricercatori hanno così testato l’effetto del BPA sulla regolazione del glucosio, misurando i suoi livelli e quelli dell’insulina nei topi maschi adulti. Le osservazioni hanno portato alla scoperta di una ipersecrezione di insulina nei topi trattati con dosi abbastanza alte di BPA. Una cosa che ha portato gli studiosi a sospettare che anche altri interferenti endocrini che imitano l’E 2, possano ostacolare il metabolismo del glucosio.
Nonostante i risultati ottenuti, gli esperti, come abbiamo visto, rimangono molto cauti nell’esprimere un rapporto di consequenzialità diretta tra i due fattori. Il rischio e i dubbi, comunque, rimangono.
(Foto interna: plastics.americanchemistry)