La pratica della vendita di falsi tartufi avviene anche sul web: sono state riscontrate irregolarità a circa cinquanta di aziende, che malgrado non utilizzassero il prezioso fungo ipogeo ( che nasce sottoterra ), inseriscono nell’etichetta l’immagine del tartufo.
Indice dei contenuti
I contorni della maxi-truffa dei falsi tartufi
L’indagine è stata gestita dai carabinieri di Serravalle in Chienti, una località vicino Macerata, nelle Marche; sono state contestate violazioni per circa 65mila euro, con una cinquantina di aziende coinvolte.
La vendita compiuta prevalentemente su siti internet e più regioni italiane coinvolte, con anche marchi conosciuti al grande pubblico e accettati dalla Grande Distribuzione Organizzata : ecco la cornice della truffa del tartufo. Lo mettono in etichetta, spacciano il prodotto sintetico aromatizzato per l’appetibile tartufo italiano e nel raggiro ci finiscono in tanti.
Hanno deciso di metterci gli occhi i carabinieri forestali di Macerata che tra i responsabili della truffa hanno individuato proprio un’azienda locale e sono finiti per incastrarne altre sparse in diverse regioni. Ci sono Umbria, Toscana, Molise, Liguria, Umbria, Campania, Calabria, Abruzzo, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia.
I carabinieri hanno denunciato 11 persone tra proprietari e rappresentanti che commercializzano condimenti al tartufo, senza che dentro le confezioni vi sia un solo grammo di prodotto originale.
Nella presunta truffa c’è anche una multinazionale dell’agroalimentare italiana che i carabinieri non hanno rivelato. Le contestazioni sono sia di natura penale che amministrativa. I falsi tartufi in etichetta che riportano ‘condimento al tartufo’ al momento valgono 20 contestazioni per 65 mila euro. A quanto ammonta il giro d’affari è forse presto per calcolarlo.
Come evitare la truffa del tartufo
Per chi ha la possibilità, è fondamentale rivolgersi a chi può fornire il prodotto originale integro ( sia tartufai diretti oppure alimentari che trattano direttamente il prodotto con questi ultimi ), o surgelato o al massimo sott’olio, appurandosi che sia di origine italiana; il pericolo è che vi siano prodotti di bassa qualità e in particolare provenienti dalla Cina.
Questo viene chiamato TUBER INDICUM conosciuto volgarmente come il tartufo cinese dell’Himalaya, viene aromatizzato artificialmente con sostanze pericolose per la salute in quanto di per se ha un odore disgustoso terroso e sempre più spesso viene venduto per il pregiato tartufo nero di Norcia.
Il suggerimento più importante è quello di evitare salse o condimenti, per il semplice motivo che al loro interno potete trovare di tutto ( olive, altri funghi, aromatizzanti, conservanti ..ecc ecc ) tranne che il vero ed ottimo tartufo.
Qualora sia congelato, per essere sicuri della corretta conservazione, attendere lo scongelamento completo di un campione prima di utilizzarlo in cucina, e saggiarne il profumo per accertarsi che questo non sia compromesso o acido. Eviterete sicuramente brutte sorprese.