Ogni anno, l’Earth Overshoot Day segna il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali possono rinnovare nel corso dell’intero anno.
L’Earth Overshoot Day 2020 (Giorno del Sovrasfruttamento della Terra) quest’anno cade il 22 Agosto, oltre tre settimane dopo rispetto al 2019 che come data riportava il 29 luglio, secondo quanto affermato dal Global Footprint Network.
La data riflette una riduzione del 9,3% dell’Impronta Ecologica dell’umanità tra il 1° gennaio e l’Earth Overshoot Day rispetto all’anno precedente. Questo è il risultato diretto delle misure di contenimento messe in atto in tutto il mondo in risposta alla pandemia legata al coronavirus. La riduzione della raccolta di legname e delle emissioni di CO2 da combustibili fossili sono i due principali fattori alla base dell’inversione storica del trend di lungo periodo dell’Impronta Ecologica globale.
L’umanità utilizza attualmente il 60% in più di quanto si possa rinnovare: è come se utilizzassimo le risorse di 1,6 pianeti Terra. Dal Giorno del Sovrasfruttamento della Terra fino alla fine dell’anno, l’umanità andrà ad accrescere il proprio deficit ecologico con la Terra; tale deficit è aumentato costantemente da quando il Sovrasfruttamento ecologico è iniziato a partire dai primi anni ’70, secondo i National Footprint & Biocapacity Accounts (NFA) basati sulla banca dati delle Nazioni Unite (con 15.000 dati per paese all’anno). Poiché i dati più recenti dell’ONU si estendono solo fino al 2016, i risultati dell’Impronta Ecologica globale per il 2020 sono stati valutati utilizzando dati complementari.
Per determinare l’impatto della pandemia sull’impronta dovuta alle emissioni di carbonio – diminuita del 14.5% – il periodo dal 1° di gennaio all’Earth Overshoot Day è stato diviso in tre segmenti: gennaio-marzo, per il quale l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha già rilasciato un’analisi sulla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni; aprile-maggio, il periodo in cui le misure di contenimento in tutto il mondo sono state più severe: ed infine il periodo da giugno sino all’Earth Overshoot Day, durante il quale è previsto un graduale alleggerimento delle politiche di confinamento nella maggior parte dei Paesi colpiti dalla pandemia.
L’Impronta dovuta al consumo di prodotti forestali – diminuita dell’8.4% – è fortemente influenzata dalle previsioni della domanda di legname che, a loro volta, determinano il raccolto forestale. Sebbene le costruzioni siano proseguite durante la pandemia, l’industria forestale ha previsto un calo della domanda prossima futura, optando quindi per una rapida riduzione nella raccolta del legname.
Il sistema alimentare mondiale ha subito gravi disturbi, quali la sospensione temporanea dei servizi alimentari e l’impossibilità per i lavoratori agricoli migranti di attraversare le frontiere. Dalla fattoria alla tavola, la rete di distribuzione è stata compromessa in molti punti, andando ad aumentare al contempo sia gli sprechi alimentari che la malnutrizione. Ciononostante, l’Impronta alimentare complessiva sembra non essere stata influenzata particolarmente dalla pandemia di COVID-19.
Tuttavia, questa improvvisa e inaspettata riduzione dell’Impronta Ecologica non deve essere interpretata come un’inversione di tendenza intenzionale, necessaria a raggiungere sia l’equilibrio ecologico che il benessere delle popolazioni, due componenti inestricabili dello sviluppo sostenibile. Il Global Footprint Network sostiene la visione di un mondo in cui l’umanità operi nel rispetto del budget ecologico del nostro pianeta, spinta da un reale e consapevole atto di volontà e programmazione strategica, e non determinata da una crisi mondiale, in modo che tutti prosperino nei limiti della Terra.
“L’umanità si è trovata unita dalla comune esperienza della pandemia, realizzando quanto le nostre vite siano interconnesse. Tuttavia, non possiamo ignorare la profonda disuguaglianza delle nostre società né le tensioni sociali, economiche e politiche che sono state esacerbate da questo disastro globale”, afferma Laurel Hanscom, CEO a Global Footprint Network. “Mettere il concetto di rigenerazione delle risorse da parte del pianeta al centro dei nostri sforzi di ricostruzione e recupero può aiutare a correggere sia gli squilibri nella società umana che nel nostro rapporto con il pianeta”.
Tutto questo dovrebbe esserci utile come insegnamento per capire e valutare come dobbiamo operare. Abbiamo avuto modo di notare tutti come l’ambiente, l’aria, le fonti di acqua, la natura, gli animali tutto sia cambiato in questi mesi di lockdown, ma ovviamente sono misure estreme. Servono consapevolezze diverse, sia nel piccolo come nel grande. Tante sono le cose che noi come cittadini del mondo possiamo fare. Riflettiamo per il futuro del Pianeta e delle generazioni future.