Oggi, giovedì 21 maggio, i braccianti agricoli irregolari partiranno da Torretta Antonacci (San Severo) e attraverseranno le campagne per arrivare fino alla prefettura di Foggia, dove una delegazione di lavoratori consegnerà frutta e verdura, quella che sarebbe rimasta a marcire nei campi se non fosse stato per il loro lavoro.
Come sappiamo, si è deciso di procedere sulla strada della regolarizzazione, voluta dalla Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova e inserita del Decreto Rilancio… un provvedimento che, seppur salutato con entusiasmo, perché visto come un primo passo contro lo sfruttamento, ha deluso le persone coinvolte.
La mobilitazione in piazza e lo sciopero
Alla mobilitazione in piazza e allo sciopero di oggi hanno aderito anche le Sardine. Gli eventi sono stati promossi dall’attivista e sindacalista Usb Aboubakar Soumahoro, in prima linea nelle battaglie contro il caporalato. Alla base delle proteste: la mancanza di regolarizzazione di molti migranti che lavorano nei campi italiani senza permesso di soggiorno o con regolare contratto.
Proprio Aboubakar Soumahoro ha postato un video sulla sua pagina Facebook diventato virale in poco tempo: “Il Decreto Rilancio contiene un provvedimento di regolarizzazione delle braccia e non della salute delle persone”.
Cosa prevede il testo definitivo del Decreto Rilancio
Nel testo definitivo del Decreto Rilancio restano le due strade disegnate dall’articolo 103: “Emersione dei rapporti di lavoro” del dl pubblicato in Gazzetta Ufficiale che prevede che:
- i datori di lavoro possano regolarizzare i braccianti attualmente in nero
- gli stessi migranti irregolari senza lavoro possano chiedere un permesso per cercarne uno
Nel primo caso, la regolarizzazione dei lavoratori stranieri costerà ai datori di lavoro 500 euro per ogni lavoratore (100 euro in più rispetto all’ultima bozza).
Il contributo forfettario dovrà essere versato a seguito dell’istanza da presentare dal 1 giugno al 15 luglio 2020.
Si potrà, dunque, dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare o concludere un nuovo contratto di lavoro subordinato con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale.
Sono esclusi dalla sanatoria:
- i datori di lavoro che si sono macchiati di reati quali favoreggiamento dell’immigrazione clandestina verso l’Italia o dall’Italia verso altri Stati
- l’intermediazione illecita
- lo sfruttamento del lavoro
Il permesso di soggiorno temporaneo
Se non si procede alla regolarizzazione, la norma dà la possibilità ai cittadini stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 di richiedere un permesso di soggiorno temporaneo, valido per 6 mesi dalla data di presentazione dell’istanza.
Se, trascorsi 6 mesi, il cittadino esibirà un contratto di lavoro subordinato o documenti che provano lo svolgimento dell’attività, il permesso verrà convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Il contributo per la procedura, in questo caso, è pari a 130 euro.
Gli stranieri devono risultare presenti sul territorio nazionale alla data dell’8 marzo 2020, senza che se ne siano poi allontanati e devono aver svolto attività di lavoro nei settori indicati:
- agricoltura
- zootecnia
- pesca
- acquacoltura
- attività connesse
- assistenza alla persona
- lavoro domestico
antecedenti al 31 ottobre 2019.
Anche in questo caso sono previsti dei limiti. Non saranno ammessi alle procedure i cittadini stranieri:
- nei confronti dei quali sia stato emesso un provvedimento di espulsione
- che risultino segnalati, anche in base ad accordi o convenzioni internazionali, in vigore per L’italia, ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato
- che risultino condannati anche con sentenza non definitiva o che siano considerati una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato.
I limiti del decreto Rilancio e il diritto alla dignità
Sul sito dell’Usb si legge: “Dal momento che frutta e verdura vengono giudicati più importanti di noi, sarà nostra cura recapitare alle prefetture italiane cesti di prodotti della terra, questa terra sulla quale ci spacchiamo la schiena ogni giorno per pochi spiccioli, con orari massacranti, senza diritti né dignità”.
Ed ancora: “Facciamo comodo quando c’è da raccogliere pomodori o zucchine per la Grande Distribuzione Organizzata, destinata alle tavole non soltanto italiane. Ma diamo decisamente fastidio quando chiediamo diritti (a prescindere dalla provenienza) come un salario dignitoso, la possibilità di iscriverci all’anagrafe per aver diritto a un medico di base, un’abitazione dignitosa e una vita umana. Il decreto Rilancio non consentirà a noi braccianti, né a tante altre categorie di invisibili e precari, il diritto alla dignità”.