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Il co-sleeping è la pratica, sempre più diffusa, di far dormire i lattanti nella stessa camera dei genitori.
Accanto alla mamma, nel lettone, o in una culletta posizionata vicino la sponda del letto. Si inserisce all’interno di una serie di teorie che stanno rivalutando il ritorno alla natura e che descrivono i vantaggi di pratiche come il bonding e il roaming-in.
Si tratta di una soluzione in netta controtendenza al pensiero diffuso qualche anno fa, che i bambini dovessero diventare ‘indipendenti’ già da subito e che farli dormire vicino ai genitori fosse un segno di debolezza della madre. Cerchiamo allora di capirne meglio i benefici e i rischi connessi.
Co-sleeping: i benefici
Far dormire il neonato vicino ai genitori non solo farebbe sentire più protetto e coccolato il neonato, ma consentirebbe alla madre di gestire meglio le ore di riposo notturne.
Secondo la dottoressa Alessandra Bortolotti, psicologa perinatale e autrice del libro ‘I cuccioli non dormono da soli’, “i lattanti che fanno la nanna con i genitori sono più sereni e dormono meglio”. Ma perché?
Innanzitutto, dormire vicino ai genitori consentirebbe ai bambini di gestire meglio lo stress. Secondo la psicanalista Sue Gerhardt, il pianto prolungato dei bambini ha effetti sul loro sistema endocrino, portandoli a produrre un quantitativo maggiore di cortisolo. Al contrario, dormire in compagnia farebbe stare il bambino più sereno, migliorando il numero di recettori per la serotonina.
Come già detto, il co-sleeping migliorerebbe la qualità del sonno sia dei genitori che dei piccoli. I bambini si svegliano meno di frequente durante la notte, si sentono più protetti, e la mamma non è costretta ad alzarsi e recarsi in un’altra stanza per allattare.
Sembra che dormire insieme, inoltre, rinforzi le difese immunitarie. Perché implica un numero maggiore di poppate notturne, e quindi un maggior apporto di sostanze nutritive presenti nel latte materno.
Co-sleeping: i lati negativi
Chi ancora è restio ad accettare la pratica del co-sleeping lo fa essenzialmente per una serie di elementi negativi a esso collegati.
Il primo è la perdita della privacy dei genitori. Con il bambino nel lettone, o in una culla attaccata al letto, diventa difficile riuscire a vivere appieno i momenti di intimità. Tuttavia, la coppia potrebbe organizzarsi in maniera diversa, in altri orari o luoghi, per ritrovare l’intimità persa durante le ore notturne.
La seconda motivazione, molto più seria, è collegata al rischio di SIDS, la morte in culla. Secondo alcuni specialisti, infatti, dormire nello stesso letto con i genitori aumenterebbe il pericolo di problemi respiratori e quindi di morte improvvisa del lattante.
La SIDS (SuddenInfant Death Syndrome) è un evento improvviso che causa la morte del lattante apparentemente sano e che colpisce i bambini generalmente nel primo anno di vita.
Esistono tuttavia una serie di accorgimenti e soluzioni che possono aiutare a ridurre questo rischio. Una prima soluzione, ad esempio, è data da alcune case produttrici di articoli per la puericultura, che hanno proposto delle culle alternative, da attaccare al letto, per favorire un co-sleeping più sicuro.
SIDS: gli accorgimenti per praticare il co-sleeping in sicurezza
Per quanto riguarda gli accorgimenti da prendere, la prima cosa a cui prestare attenzione è assicurarsi che il bambino dorma supino e a una temperatura tra i 18 e i 20 gradi. Apnee e ipertermia, infatti, sono considerati fattori di rischio per la morte in culla.
Meglio poi adagiare il piccolo accanto alla madre e non tra i genitori.
Se il materasso del lettone è troppo morbido, meglio evitare di metterci a dormire il bambino. Stessa cosa per divani e poltrone.
Vietato fumare in camera da letto o nella stessa stanza dove si trova il piccolo. Allo stesso tempo, evitate di condividere lo stesso letto se avete bevuto alcolici o avete fumato.
Sono banditi i cuscini superflui e le coperte troppo ingombranti. Le coperte non devono essere più alte delle spalle e la testa del bambino deve rimanere scoperta.
Ricordate infine che se il piccolo prende il biberon, può dormire vicino alla mamma, ma meglio se non lo fa nello stesso letto. La madre potrebbe infatti stargli troppo addosso, togliendogli l’aria. Cosa che si verifica più raramente quando invece è allattato al seno. In questo caso, infatti, il sonno della madre è regolato dall’azione di ossitocina e prolattina, che le consentono di avere un sonno più vigile, risvegli più frequenti e un riposo più sincronizzato con quello del bimbo.