Le bottiglie di plastica utilizzate per la vendita dell’acqua, per quanto riciclabili, comportano un impatto negativo sull’ambiente. Dopo l’acqua Sant’Anna, che propone una bottiglia fatta con il mais, arriva anche la bio bottiglia realizzata con le alghe.
Nel 2011 l’acqua Sant’Anna, delle Fonti Vanadio, si è distinta come la prima acqua minerale virtuosa sul mercato. In che modo? Proponendo, rispetto alle concorrenti, un packaging creato al 100% in Pla, un polimero derivato dalla fermentazione del mais.
Questo polimero rende la bottiglia completamente biodegradabile (ad eccezione del tappo), che può essere gettata nell’umido (e non tra le bottiglie di plastica tradizionali) e si decompone completamente in 80 giorni. Una soluzione per ridurre la quantità di rifiuti prodotti ogni anno.
La bottiglia dell’acqua Sant’Anna
La bio bottiglia non solo è completamente biodegradabile ma, secondo il rapporto tecnico effettuato dal Consorzio Italiano Compostatori, “il manufatto non ha provocato effetti negativi sul
processo di compostaggio, non ha alterato la qualità
dell’ammendante ottenuto, non si sono manifestati effetti
fitotossici sulle piante”. Insomma, secondo il Consorzio, la bottiglia di Sant’Anna ha superato a pieno la prova di disintegrabilità.
Inoltre, attraverso il compostaggio (ovvero il processo che trasforma gli scarti organici in compost) le bottiglie fatte in PLA, dopo l’utilizzo, diventano parte del terriccio ricavato dalla decomposizione delle sostanze naturali. Discorso completamente diverso rispetto alle tradizionali bottiglie di plastiche che, dopo un solo uso, vanno a fare cumulo nelle tonnellate di immondizia prodotte ogni anno.
E non solo. Non c’è uso di petrolio, come invece avviene per le bottiglie di plastica. Per tanto si stima che una produzione di 50 milioni di bottiglie in PLA permette un risparmio di circa 13.600 barili di petrolio, una riduzione dell’emissione d’anidrite carbonica pari a quella prodotta da 3000 auto con percorrenza di 10.000 km.
Bottiglie di plastica addio: benvenuta alga rossa
Un’alternativa recente alle bottiglie di plastica ci viene poi da uno studente di Reykjavik, Islanda. Ari Jònsson, così si chiama lo studente 32enne dell’Accademia d’Arte di ReykjavIk che, ispirato dai suoi docenti in un compito sullo studio dei materiali, ha pensato al progetto di una bottiglia bio.
Le bottiglie sono create grazie alla lavorazione dell’alga rossa con l’acqua, due elementi che si trovano in natura in grandi quantità. i due elementi insieme producono una sostanza gelatinosa ma poco lavorabile. Se però viene riscaldata a fuoco lento, il composto diventa più elastico, ed è possibile metterlo in stampi appositi e lasciarla qualche minuti nel congelatore. In questo modo si ottengono dei contenitori solidi e riempibili.
La bottiglia fatta d’alghe mantiene le sue proprietà finché resta a contatto con i liquidi al suo interno. Una volta svuotata, inizia il processo di decomposizione. O altrimenti, piuttosto che lasciarla decomporre, si può scegliere di mangiarla. Infatti, è completamente commestibile. Può essere l’occasione per provare l’Anmitsu, un dessert giapponese fatto proprio a base di gelatina di alghe rosse.