Johnson&Johnson ha richiamato dal mercato 33mila confezioni di borotalco cancerogeno dopo che alcuni test condotti dalla Food and drug administration (Fda) hanno evidenziato la presenza di tracce di amianto.
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Borotalco cancerogeno
Il lotto interessato per il ritiro è il numero #22318RB e riguarda 33 mila confezioni acquistate online da un rivenditore non identificato. L’azienda ha sempre negato la contaminazione con impurità tossiche nei suoi prodotti, ma guarda caso si ritrova al centro di migliaia di denunce e cause legali da parte di consumatori, legate proprio ai danni di salute causati dall’utilizzo di talco.
L’azienda Johnson&Johnson dichiara di aver avviato una “rigorosa indagine interna e di aver deciso il ritiro del lotto in via cautelare” e che avvia la sua collaborazione con l’Agenzia governativa “per determinare l’integrità dei campioni esaminati e la validità dei risultati dei test”.
Le cause avviate e vinte contro l’azienda Johnson&Johnson
Nel frattempo ricordiamo come l’azienda recentemente è stata già al centro di un risarcimento miliardario per il farmaco Risperdal, e di come negli anni abbia dovuto risarcire altre persone.
Ricordiamo ad esempio il caso di Terry Leavitt, una donna che ha avuto il cancro per via dell’amianto contenuto nei prodotti dell’azienda a base di talco. La sentenza del tribunale di Oakland, in California, prevede il versamento di 29 milioni di dollari contro l’azienda Johnson&Johnson. Ma questa non è l’unica causa vinta, si pensa che nel mondo ci sono bene 13mila cause avviate contro l’azienda.
Nel 2018 a Stephen Lanzo è stato diagnosticato un mesotelioma, un tipo di cancro associato generalmente all’esposizione all’amianto. Lui aveva sempre sostenuto che la causa della malattia fosse dovuta all’utilizzo di borotalco cancerogeno.
A quanto pare, una giuria gli ha dato ragione, condannando l’azienda produttrice, la Johnson&Johnson, e il suo fornitore, a pagare un totale di 117 milioni di dollari, circa 95 milioni di euro.
Borotalco cancerogeno: la sentenza che condanna Johnson & Johnson
Il borotalco può farci ammalare? A quanto pare sì, se si tratta di borotalco cancerogeno.
Nel 2016 al 46enne Stephen Lanzo viene diagnosticato un mesotelioma. L’uomo, da solo, decide di fare causa a una grossa azienda, la Johnson&Johnson, e al suo fornitore di talco, ImerysTalc, secondo lui responsabili dell’insorgenza del male. Lanzo aveva infatti usato borotalco per circa 30 anni.
Dopo anni di battaglie, la giuria gli ha dato ragione, stabilendo inizialmente un risarcimento di 30 milioni di dollari (circa 24 milioni di euro), e di altri 7 milioni (5,7 milioni di euro) per la moglie Kendra. Tuttavia, mercoledì una seconda giuria ha quasi triplicato l’entità del pagamento, condannando la Johnson&Johnson, e il suo fornitore a pagare un totale di 117 milioni di dollari, circa 95 milioni di euro.
Lanzo è il primo uomo a fare causa all’azienda per borotalco cancerogeno, visto che altre precedenti denunce riguardavano una possibile correlazione col cancro alle ovaie nelle donne.
Le accuse di Lanzo
L’accusa avanzata da Lanzo è che nel borotalco fossero presenti delle tracce di fibre di amianto.
Secondo Lanzo, entrambe le compagnie erano al corrente della contaminazione del prodotto con l’amianto, cosa che rendeva il borotalco cancerogeno. A riprova di ciò, gli avvocati hanno prodotto un memo interno del 1969, nel quale uno scienziato menzionava specificamente la contaminazione di amianto nel talco. Tuttavia, secondo l’accusa, Johnson&Johnson e ImerysTalc non avrebbero fatto nulla per avvertire i consumatori del pericolo.
Come dicevamo, la Johnson & Johnson non sarebbe nuova a queste accuse, essendo già stata condannata in diversi casi per una correlazione tra cancro alle ovaie e borotalco.
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La giuria ha ritenuto le accuse dell’uomo vere, in quanto diversi studi avrebbero dimostrato che il talco, spesso, è presente vicino alle miniere di amianto. Questo renderebbe possibile la contaminazione.
Alla luce di ciò, nella seconda sentenza, è stato stabilito un ulteriore rincaro nel risarcimento di 80 milioni di dollari per danni punitivi cioè compiuti con azioni non etiche o negligenti.
Come riporta la Cnn, entrambe le aziende hanno già annunciato che presenteranno ricorso.