Salviette profumate, predisposizione genetica, contatto con allergeni, questi sono alcuni dei fattori che possono contribuire allo sviluppo di allergie alimentari nei bambini.
Ad affermarlo, è uno studio condotto dalla Nortwestern University, negli Stati Uniti, che ha cercato di indagare la causa che più facilmente può contribuire a innescare allergie nei bambini piccolissimi.
Secondo i ricercatori, non si tratterebbe di un unico fattore, ma di un insieme di elementi che possono portare a un’esposizione molto precoce della pelle del neonato a sostanze potenzialmente allergeniche.
Approfondiamo insieme l’argomento.
Allergie alimentari nei bambini: i dati
I casi di allergie alimentari nei bambini, purtroppo, sono in crescita. Dal 2010, secondo l’ANSA, si è assistito a una vera e propria esplosione del fenomeno. Basti pensare che in Australia si è passati da un 2-3% di casi, al 10%.
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, le allergie influenzano la vita del 4-6% dei bambini negli Stati Uniti.
E in Italia?
Gli under 18 che soffrono di allergie alimentari nel Bel Paese sono 570mila: 270mila bambini tra 0 e 5 anni; 180mila tra 5 e 10 anni e 120mila tra 10 e 18 anni.
Dei 270mila bimbi con meno di 5 anni che soffrono di questa problematica, 5000 sono a rischio di reazioni allergiche gravi. L’allergia più frequente nei soggetti tra 0 e 5 anni, è quella al latte vaccino. Al secondo posto le uova.
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Allergie alimentari nei bambini: quali sono le cause?
Secondo lo studio della Nortwestern University, non ci sarebbe un’unica causa alla base delle allergie alimentari nei bambini, bensì una sorta di ‘tempesta perfetta’, un mix di genetica e fattori ambientali.
Un esempio?
Le salviettine profumate, che spesso impieghiamo per l’igiene dei più piccoli. Dopo il loro uso, infatti, spesso la pelle non viene risciacquata e questo indebolisce la naturale barriera lipidica della cute. O ancora gli allergeni presenti nella polvere e nel cibo presenti nell’ambiente domestico che si annidano sulle mani di chi si prende cura dei bambini.
La ricerca
Gli autori hanno dunque cercato di indagare i meccanismi alla base del disturbo. In particolare, hanno osservato che circa il 35% dei bambini che soffriva di allergie, presentava anche casi di dermatite atopica, una patologia cronica della pelle che nella maggior parte dei casi è associata alla presenza di tre (o più) mutazioni genetiche, responsabili della rarefazione della barriera della pelle.
Dopo una serie di studi, i ricercatori hanno notato che gli allergeni, da soli, non scatenavano reazioni particolari. Affinché si manifestassero erano necessari anche altri fattori, come ad esempio l’esposizione alla polvere, presente in quasi tutte le abitazioni.
Joan Cook-Mills, allergologa e immunologa alla Northwestern University Feinberg School of Medicine ha affermato: «Questa è una ricetta per lo sviluppo di allergie alimentari. È un importante progresso nella nostra comprensione di come l’allergia alimentare inizi presto nella vita».
Una scoperta che, infatti, potrebbe consentire di applicare alcune semplici regole per ridurre i rischi.
Allergie alimentari nei bambini: lo studio aiuta la prevenzione
Sebbene in parte le allergie alimentari nei bambini siano provocate da predisposizioni genetiche, secondo i ricercatori si può fare qualcosa per prevenire la problematica. Come? Attraverso una serie di piccoli accorgimenti per ridurre il rischio dell’esposizione dei bambini agli allergeni ambientali. Norme igieniche, ma non solo, che possono tutelare la salute dei bambini.
Vediamo insieme come.
Come ridurre quindi il rischio di allergie alimentari nei bambini?
Secondo i ricercatori, la prima cosa che si può fare per ridurre il rischio dell’insorgenza di allergie alimentari nei bambini è quello di ridurre l’esposizione dei neonati agli allergeni alimentari.
Lavandosi le mani prima di toccare il bambino, ad esempio. Cook-Mills, infatti, spiega anche che molte creme applicate sulle mani o sul viso possono contenere burro di arachidi o altri allergeni, che entrano poi in contatto con la pelle del bebè.
O ancora, ridurre l’uso delle salviettine che lasciano sapone sulla pelle del neonato.Se proprio non possiamo farne a meno, meglio risciacquare la pelle con acqua dopo l’utilizzo.