Piante velenose molto simili a quelle commestibili. Il rischio c’è, purtroppo, e nelle ultime settimane ne abbiamo avuto la conferma con alcuni casi eclatanti. La madragora, tossica, può essere per esempio scambiata per borragine. Il mirtillo, ottimo da mangiare e per farci marmellate, può essere invece confuso con la belladonna, nociva.
Sono tante le specie a cui fare attenzione, soprattutto quando viviamo in ampie zone verdi e ci dilettiamo a raccogliere erbe e fiori che consumiamo attraverso l’alimentazione o utilizziamo per infusi e altri preparati. Ecco una veloce guida, tratta dai consigli dell’Ospedale Niguarda e del Centro Antiveleni di Milano.
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Piante velenose: la ginestra odorosa
Il suo nome scientifico è Spartium junceum. La ginestra odorosa ha rami flessibili, in genere senza foglie, con fiori giallo canarino dal profumo molto intenso. Quando non ha la sua caratteristica infiorescenza, però, la pianta può essere confusa con l’asparago selvatico (Asparagus).
Peccato che la ginestra, in tutta la pianta come nei suoi semi, sia tossica per la presenza di cristina, un alcaloide velenoso.
Piante velenose: la Belladonna
Atropa belladonna, il nome di questa pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae, ha una doppia valenza. Se da un lato veniva impiegata, già nel Rinascimento, come rimedio di bellezza, per dare risalto e lucentezza agli occhi (da qui Belladonna), dall’altro nasconde un destino letale. Atropo era infatti nella mitologia greca la più vecchia delle Parche, che recideva lo stame della vita, procurando cioè la morte. Destino a cui va incontro chi ne ingerisce le bacche.
Facciamo attenzione a non confonderne il frutto con quelli del mirtillo (Vaccinium myrtillus), che sono invece commestibili.
Piante velenose: la Mandragora
Poche settimane fa è stata al centro delle cronache perché si sospettava che fosse finita in una partita di spinaci congelati. Per fortuna l’allarme è poi rientrato! Come abbiamo visto, quando assunta, la mandragora può provocare diversi disturbi, soprattutto all’apparato gastrointestinale. Dalla nausea alle difficoltà a urinare, la pianta può essere anche causa di deliri, allucinazioni, tachicardia. Nei casi più gravi può provocare la morte.
La Mandragora officinalis (questo il suo nome scientifico) può essere confusa con l’innocua, e anzi molto nutriente, borragine (Borago officinalis), di cui la prima ricorda le foglie.
Piante velenose: la fitolacca
Anticamente – e ancora oggi alcuni rimedi omeopatici continuano a utilizzarne gli estratti – la fitolacca veniva considerata un rimedio per diversi mali, dalla stitichezza alla scabbia, passando per diverse infezioni. Oggi però è considerata unanimemente tossica, al punto da non ottenere l’approvazione ufficiale in nessun tipo di applicazione medica o terapeutica.
La causa della tossicità della Phytolacca decandra risiede nelle saponine di cui è ricca. La pianta può ricordare alla lontana il rafano (Armoracia rusticana), di cui invece possiamo tranquillamente mangiare senza danno.
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Piante velenose: Veratro
Veratrum album: pianta rizomatosa della famiglia delle Liliaceae. Tutta la pianta è velenosa e in particolare risulta pericoloso il rizoma, di colore scuro. Sono infatti diversi gli alcaloidi tossici in essa presenti: protoveratrina, germerina, jervina e così via.
Le sue foglie sono molto simili alla genziana (Gentiana lutea), di cui spesso si preparano infusi e liquori casalinghi molto buoni. In molti casi, però, tali infusi erano stati preparati proprio con il veratro, provocando intossicazioni e addirittura la morte. Anche perché Veratro e Genziana crescono praticamente nello stesso habitat.
Piante velenose: Colchico
Un’altra pianta della famiglia delle Liliaceae, un’altra pianta estremamente velenosa. Due coniugi veneti sono recentemente deceduti e un’altra famiglia è finita in ospedale, a causa dell’ingestione di questo che viene conosciuto come “falso zafferano”.
Dal suo soprannome, possiamo facilmente intuire che il Colchicum Autumnale sia estremamente simile allo zafferano, Crocus sativus, soprattutto per via dell’infiorescenza. Ma se il fiore del primo presenta 6 stami, quello dello zafferano commestibile ne presenta solo 3. Un altro modo per distinguerli è il periodo di fioritura. La pianta tossica fiorisce infatti tra agosto e settembre, mentre il fiore del ‘vero’ zafferano è presente tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. In ogni caso è sempre meglio diffidare se non si è esperti erboristi!
Un’altra somiglianza del Colchico – stavolta per le foglie, non per i fiori – è con l’aglio ursino (Allium ursiunum).
Piante velenose: l’Aconito
Estremamente pericoloso, tra le piante velenose che abbiamo visto oggi è probabilmente la più letale, l’aconito napello (Aconitum napellus) fa parte delle Ranunculaceae. Diffusa nei pascoli alpini, questa erba è tra le piante più tossiche che possiamo incontrare in Italia. E ce lo dice già il nome: akòniton, in greco, vuol dire proprio ‘pianta velenosa’.
A provocare disturbi sono gli alcaloidi presenti nella pianta, in particolar modo l’aconitina. Se ingerito, o anche assorbito tramite contatto, l’aconito intacca cuore, sistema nervoso centrale e periferico. 3 grammi di questa sostanza possono portare alla morte in pochissime ore.
L’aconito può essere facilmente scambiato, dai non esperti, per radicchio selvatico (Lactuca alpina), che risulta invece innocuo.