Una recente scoperta mette in luce come la celiachia fosse già presente nella storia ai tempi dei romani.
Che cos’è la celiachia?
La Malattia Celiaca (o Celiachia) è una infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. La Celiachia è caratterizzata da un quadro clinico molto variabile e con sintomi subdoli, che va dalla diarrea profusa con marcato dimagrimento, a sintomi extraintestinali, alla associazione con altre malattie autoimmuni. La celiachia non è indotta dal contatto epidermico con il glutine, ma esclusivamente dalla sua ingestione. Quando avviene lo svezzamento nei bambini, introdurre il glutine a 12 mesi anzichè a 6 mesi potrebbe ridurre il rischio di sviluppare questa condizione nei bambini ad alto rischio genetico.
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Storia della celiachia
Nell’antica città romana di Cosa, che si trova nel promontorio di Ansedonia in Toscana è stata trovata la sepoltura di una giovane donna vissuta due millenni fa. I resti ossei appartenenti a una ragazza di 19-20 anni facevano supporre che la morte fosse avvenuta per malnutrizione evidente e che provenisse da una famiglia agiata, in quanto era dotata di un ricco corredo di gioielli.
Lo studio delle ossa è avvenuto presso il “Centro di antropologia molecolare per lo studio del DNA antico” dell’università di Tor Vergata, dove gli scienziati n un frammento e in un dente hanno scovato le prove scientifiche del primo caso di celiachia noto: il DNA estrapolato dal collagene, infatti, ha rivelato la presenza dei marcatori genetici che predispongono alla patologia.
Per ora l’unica cosa certa è, la storia della celiachia lo conferma, che non si tratta di una patologia moderna, ma probabilmente di uno sviluppo nato quando è stato introdotto il frumento per la prima volta.
“I risultati dei test – ha detto a Nature Gabriele Scorrano, che ha condotto lo studio – hanno evidenziato nel suo Dna la presenza di due copie di una variante del gene del sistema immunitario associata alla grave reazione autoimmune al glutine nel rivestimento intestinale. Se avesse escluso i cereali dalla sua dieta non avrebbe avuto questi problemi”.
A condurre gli studi è stato lo staff di archeo-antropologi molecolari, coordinati dalla professoressa Cristina Martinez Labarga, professoressa del dipartimento di Biologia dell’università Tor Vergata, antropologa forense, una delle massime esperte nelle indagini sugli scheletri umani di antiche sepolture, che ha avuto modo di interrogare le ossa con le tecniche più all’avanguardia.
Le condizioni dello scheletro “hanno rivelato segni di una malnutrizione avanzata dovuta al malassorbimento dei nutrienti – spiega Labarga -, probabilmente fatale: anemia, ipoplasia dello smalto, bassa statura (alta solo un metro e 40), osteoporosi. L’alimentazione dei ricchi dell’epoca prevedeva grandi quantità di cereali, prodotti pericolosi per i celiaci. Ma è stato lo studio biomolecolare a dare le risposte che cercavamo: nella ragazza abbiamo trovato i marcatoti genetici della celiachia. Il che non significa che chi li possiede è necessariamente celiaco, ma che semplicemente ha la predisposizione. La ragazza di Cosa ce l’aveva”.
Perchè un aumento così repentino della celiachia?
Nessuno ancora ha trovato una spiegazione al fatto che l’incidenza della celiachia è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni e l’allarme non accenna a rientrare. «Mentre qualche decennio fa l’incidenza della malattia era di 1 caso ogni mille o duemila persone, oggi siamo giunti a dover stimare 1 caso ogni 100 o 150 persone», spiega Adriano Pucci, presidente dell’Associazione Italiana Celiachia. «Siamo dunque nell’ordine, in Italia, di circa 400 mila malati, di cui però soltanto 55 mila hanno ricevuto una diagnosi certa e seguono una dieta che può salvare loro la vita».
In molti sostengono che l’aumento dei casi di celiachia sia una conseguenza del miglioramento delle tecniche diagnostiche, ma la spiegazione non convince, appare eccessivamente semplicistica e riduttiva.
I cereali sono gli alimenti che maggiormente hanno subito i contraccolpi dei processi di industrializzazione: da un lato la loro disponibilità è aumentata notevolmente, dall’altro la loro qualità si è ridotta drasticamente. I profili amminoacidici dei cereali sono cambiati notevolmente nel corso degli ultimi anni; la qualità delle proteine è calata di molto. Il glutine, già di per sé poco digeribile, è stato reso ancora più complesso da decodificare per l’organismo a causa dei processi di raffinazione che hanno permesso la diffusione sempre maggiore di cereali e prodotti raffinati, a base di farina bianca, a dispetto di quelli integrali, più digeribili e più completi ed equilibrati dal punto di vista nutrizionale.
Grazie all’autore del post, hai detto delle cose davvero giuste. Spero di vedere presto altri post del genere, intanto mi salvo il blog trai preferiti.