I Pfas in Veneto rappresentano una delle più gravi emergenze ambientali e di salute mai accaduta nel nostro paese. E’ in questo modo che esordiscono i medici Isde, Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, denunciando ciò ad una conferenza stampa alla Camera.
“Serve una mappatura dei pozzi e studi epidemiologici per individuare presenza ed effetti di questi acidi usati nei processi industriali e poi sversati nel suolo e nelle falde acquifere”
Durante la conferenza hanno anche presentato un “Position paper” con un piano di azioni “per interventi immediati”.
Il Presidente Isde Veneto, Cordiano, ha osservato che
“basta un solo nanogrammo per litro nell’acqua di Pfoa (acido perfluoroottanoico), una delle molecole più tossiche, per raggiungere nel sangue, nel giro di un paio di anni, concentrazioni potenzialmente tossiche specie per neonati, gravide e anziani”.
Sono ormai anni che si conosce la situazione in Veneto e gli effetti dei Pfas sulla salute umana.
L’inquinamento da Pfas in Veneto è una situazione che affonda le sue radici negli anni ’50 e che ha portato all’inquinamento delle falde acquifere e all’esposizione a importanti rischi di salute per i cittadini veneti.
I Pfas hanno inquinato le falde acquifere di una sessantina di comuni del Veneto e sono entrati nella catena alimentare, probabilmente a causa degli scarichi della fabbrica Miteni
PFAS: 9 avvisi di garanzia alla Miteni spa
Tra i rischi per la salute derivanti dalla contaminazione da Pfas troviamo un’ampia serie di patologie, tra cui compromissione della crescita e della fertilità, ma anche tumori a reni e testicoli, lo sviluppo di malattie tiroidee, ipertensione gravidica e coliti ulcerose. Si ritiene che gli effetti non siano immediati, ma conseguenti a una lunga esposizione.
Articoli correlati
Interessante quanto preoccupante, che dire pure dell’arsenico inorganico presente nelle acque minerali in bottiglia che neppure viene riportato nelle etichette di analisi biochimiche?
DECISIONE DELLA COMMISSIONE
del 28.10.2010
sulla deroga richiesta dall’Italia ai sensi della direttiva 98/83/CE del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano
(Il testo in lingua italiana è il solo facente fede)
LA COMMISSIONE EUROPEA, visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, vista la direttiva 98/83/CE del Consiglio, del 3 novembre 1998, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano1, in particolare l’articolo 9, paragrafo 2, considerando quanto segue: (1) Con lettera del 2 febbraio 2010 l’Italia ha chiesto una terza deroga per alcune forniture di acqua nelle regioni Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Trentino-Alto Adige e Umbria. La richiesta di deroga riguarda il parametro dell’arsenico per valori di 20, 30, 40 e 50 μg/l, il parametro del borio per valori di 2 e 3 mg/l e il parametro del fluoruro per valori di 2,5 mg/l. ecc.ecc.