Olio di palma nocivo nel latte artificiale per neonati? Secondo Fatto Alimentare e GIFT il rischio c’è. E lanciano un appello alle aziende per ricorrere ad alternative più salutari e sostenibili.
Rischio olio di palma cancerogeno nel latte in polvere per neonati.
È questo l’allarme lanciato da Roberto La Pira, direttore de Il Fatto Alimentare, quotidiano alimentare indipendente sulla sicurezza alimentare, e da Dario Dongo direttore di GIFT – Great Italian Food Trade, portale sul Made in Italy agroalimentare certificato.
Per fare pressione sulle aziende che utilizzano questo ingrediente, La Pira e Dongo hanno lanciato una petizione su Change.org. Il titolo è piuttosto esplicativo: “Via l’olio di palma contaminato con sostanze cancerogene dal latte in polvere per neonati”. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Parere dell’Efsa
Secondo il Fatto Alimentare e GIFT, molte aziende italiane utilizzano l’ olio contaminato con sostanze cancerogene nel latte in polvere per neonati. Una scelta che purtroppo si ripete già da molti anni. E che ha alla base un interesse puramente economico. Una scelta che viene definita “inaccettabile”. Soprattutto dopo che l’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, ne ha confermato la pericolosità.
A marzo scorso, un team di esperti scientifici dell’Efsa aveva pubblicato uno studio dai risultati preoccupanti. In particolare, venivano sottolineati i rischi legati a 3 sostanze:
- 2-monocloropropanediolo (2-MCPD)
- 3-monocloropropanediolo (3-MCPD)
- Glicidil esteri degli acidi grassi (GE)
Le tre sostanze si sviluppano durante i processi di lavorazione di grassi e olii vegetali. Non solo nell’olio di palma quindi: anche in quelli di mais, arachidi, colza, girasole e così via. L’olio di palma e di palmisto, però, ne contengono una percentuale molto più elevata.
Come sostiene anche lo Iarc, “queste tre sostanze sono note per essere cancerogene in vitro ad altissime concentrazioni”. Questo cosa vuol dire? “In laboratorio, a concentrazioni difficilmente raggiungibili con la normale alimentazione, sono genotossiche”. Rischiano cioè di “mutare il patrimonio genetico della cellula”.
A maggio 2016, l’Efsa confermava la presenza di elementi cancerogeni e genotossici nell’olio di palma. Le sostanze sarebbero generate durante la raffinazione industriale del prodotto. Un mese dopo, Altroconsumo confermava l’allarme, dopo un’attenta analisi del latte in polvere per neonati.
Perchè l’olio di palma è presente nel latte artificiale dei neonati?
Secondo le aziende produttrici, la presenza di diversi tipi di olio all’interno del latte artificiale, nascerebbe dalla necessità di integrare il latte vaccino con alcune sostanze presenti unicamente nel latte umano, in particolare l’acido oleico, l’acido palmitico e alcuni grassi essenziali (omega3 e omega6). È così, ad esempio, che alcune aziende interrogate sull’argomento dal Fatto Alimentare, giustificano la presenza di olio di palma nel proprio latte artificiale. Altre aziende, come la Coop, invece, hanno fatto la scelta diametralmente opposta: preferiscono utilizzare l’extravergine di oliva o altri oli vegetali monosemi, perché l’olio di palma è stato indicato come nocivo in alcune ricerche scientifiche.

Conseguenze nello sviluppo di un neonato
Ma quali sono le conseguenze di questo ingrediente per la crescita e lo sviluppo di un neonato? La risposta è controversa.
Il dottor Enrico Gasparrini, dell’ospedale di Macerata, sostiene ad esempio che dopo una “ricerca nella letteratura scientifica internazionale più recente”, non sarebbe stato in grado di trovare “dati che permettano una unanime condanna né per quanto riguarda eventuali deficit di mineralizzazione ossea […], né per quanto riguarda la possibilità di future patologie cardio-vascolari e/o diabete”.
Scandagliando la rete, in effetti, troviamo una sola ricerca scientifica che associa il consumo di olio di palma ad alcuni problemi di crescita dei bambini. Secondo lo studio, i neonati svezzati con un latte artificiale “contenente olio di palma come olio predominante nella miscela lipidica hanno un grado significativamente minore di contenuto minerale e densità minerale nelle ossa di quelli svezzati con un latte senza olio di palma”.
Potenziale rischio dovuto all’accumulo
L’accumulo di questa sostanza in innumerevoli prodotti industriali che consumiamo ogni giorno costituisce un potenziale rischio per la salute. Lo spiega bene la tecnologa alimentare Fabiana Fanella, che sottolinea che il neonato, attraverso il latte,“comincia già ad assumere olio di palma, poi in fase di svezzamento arriva il biscottino con olio di palma, poi cresce e arrivano le merendine e biscotti tutti con olio di palma… Tutti grassi saturi di cui il bambino non ha bisogno in elevata quantità. Non si vuole stigmatizzare un solo ingrediente o un solo tipo di alimento, ma è necessario avere una visione globale della questione”. E il Fatto Alimentare ricorda come l’olio di palma contiene, sì, “acidi grassi polinsaturi che favoriscono lo sviluppo del bambino, ma contiene anche acidi grassi saturi che a lungo andare portano a ipercolesteromia, iperglicemia e problemi cardiovascolari”.
Ma allora, perché se non è così indispensabile e se i suoi effetti sulla salute sono controversi, le aziende decidono di inserire proprio l’olio di palma all’interno dei loro prodotti? Senza contare che, come abbiamo visto altre volte, la coltivazione di quest’olio ha effetti devastanti in termini di impatto ambientale.
La risposta a cui giunge il Fatto sarebbe di natura economica: questo ingrediente costerebbe di meno e quindi converrebbe alle aziende produttrici.
L’olio di palma fa male alla salute ma anche all’ambiente
Negli ultimi mesi, molte associazioni si sono mobilitate per far togliere questo ingrediente cancerogeno dai prodotti. Soprattutto dal latte artificiale per bambini. Secondo il Fatto Alimentare “non esistono motivi nutrizionali tali da giustificare l’impiego del grasso naturale”. Sono già tante, infatti, le aziende che hanno fatto marcia indietro e indicano chiaramente che i propri prodotti non contengono olio di palma. “Diverse industrie”, prosegue il Fatto, “già impiegano altri grassi senza per questo penalizzare la qualità del latte”. Le alternative esistono: perché non vengono impiegate da tutti?
Come sappiamo, inoltre, la coltivazione di questo grasso vegetale è alla base di molte catastrofi ambientali e sociali. Nella petizione leggiamo che l’olio è collegato alla “rapina delle terre e [alla] deforestazione selvaggia delle piantagioni in Indonesia, Malesia, nell’Africa subsahariana e in America Latina”.
Tutti questi argomenti non possono più essere ignorati dalle aziende:
“Se fino ad ora i produttori di latte in polvere hanno ignorato le problematiche ambientali, adesso è difficile giustificare la presenza di un ingrediente contaminato da sostanze cancerogene nel latte per neonati. Abbiamo chiesto alle aziende delucidazioni, ma le risposte sono state generiche e nessuno ha comunque preso impegni precisi”, leggiamo nella petizione.
Olio di palma cancerogeno: a chi è rivolto l’appello?
GIFT e Fatto Alimentare hanno lanciato l’appello in particolare a 14 produttori:
- Mellin (Mellin, Aptamil);
- Nutricia (Milupa);
- Ordesa (Blemil);
- Hipp (Hipp);
- Humana (Humana);
- Milte Italia (Miltina, Unimil);
- Nestlé (Mio, Nidina);
- Unifarm (Neolatte);
- Sterilfarma (N5+);
- Nipiol (Nipiol);
- Menarini (Novalac);
- Laboratori Alter (Nutribén);
- Plasmon (Plasmon Primigiorni);
- Holle Baby Food (Holle)