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Il premio Nobel per la Medicina 2018 è assegnato a una serie di importanti ricerche sull’immunoterapia.
Una terapia innovativa che sta dando ottimi risultati nella lotta contro il cancro. Il riconoscimento va a James P. Allison e Tasuku Honjo. I due ricevono un premio da 9 milioni di corone svedesi (circa 870mila euro).
Scopriamo insieme chi sono i due ricercatori, quanto è stato importante il loro contributo per la nuova terapia anti-cancro e quanto è efficace.
La scoperta che vale il Nobel per la Medicina 2018
Il premio Nobel per la Medicina 2018 è assegnato a due ricercatori che hanno studiato le capacità del nostro sistema immunitario di attaccare le cellule tumorali.
Grazie ai loro studi, Allison e Honjo hanno messo le basi per delle terapie anti-cancro completamente nuove. Secondo i due ricercatori, è possibile inibire alcuni dei freni posti al sistema immunitario. Una strategia che può essere efficacemente utilizzata per trattare la malattia.
Il lavoro dei due è complementare, ma va nella stessa direzione.
Honjo ha scoperto che una proteina presente nelle cellule immunitarie, funziona come freno all’intervento dello stesso sistema. Allison, invece, ha studiato la proteina individuata da Honjo, rendendosi conto del suo potenziale per l’immunoterapia, sviluppando così nuovi approcci di cura.
La strategia dei due Nobel per la Medicina 2018 è stata definita dei “checkpoint immunitari”.
La rivoluzionaria immunoterapia ha già dimostrato tutte le sue potenzialità, in alcuni test sul campo. Come abbiamo visto qualche tempo fa, una donna è riuscita a guarire dal cancro al seno grazie al un trattamento basato sulle sue stesse cellule immunitarie. Secondo un altro studio, l’immunoterapia può essere utile nel 40% dei casi di tumore al polmone.
Chi sono i due Nobel per la Medicina 2018
James P. Allison ha 70 anni, è nato ad Alice in Texas, negli Stati Uniti. Tasuku Honjo proviene invece dal Giappone, da Kyoto: ha 76 anni e ha lavorato sia nel suo Paese che negli USA.
L’americano ha conseguito un dottorato all’Università del Texas, per cominciare la sua carriera alla Scripps Clinic and Research Foundation, in California, dal ’74 al ’77. Diventa poi membro del System Cancer Center di Smithville in Texas, fino al 1984. Poi la sua carriera si dipana in diversi atenei e centri di ricerca: la University of California, Berkeley (1985-2004), il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center a New York (2004-2012); l’Howard Hughes Medical Institute (1997-2012); dal 2012, è professore alla University of Texas MD Anderson Cancer Center di Houston. Oggi è partner del Parker Institute for Cancer Immunotherapy.
Tasuku Honjo, arriva negli Stati Uniti nel 1971. Per tre anni, qui, è ricercatore della Carnegie Institution di Washington (Baltimora) e ai National Institutes of Health di Bethesda, in Maryland. Nel ’75 consegue il dottorato a Kyoto, e dal ’74 al ’79 è membro dell’Università di Tokyo. Poi Osaka, fino all’84 e ancora Kyoto, a fasi alterne, fino al 2004.
Il commento di Alberto Mantovani e la ricerca italiana
Alberto Mantovani, tra gli oncologi italiani più famosi al mondo, direttore dell’Irccs Humanitas di Rondazzo (MI), ha così commentato l’assegnazione del Nobel per la Medicina 2018:
«Il premio riconosce l’inizio dell’avverarsi di un sogno della ricerca vecchio 100 anni: sfruttare contro il cancro le naturali armi di difesa del nostro organismo, per realizzare cure dal di dentro».
È il corpo stesso, con l’immunoterapia, che quindi prova a guarire se stesso.
«Siamo molto contenti – prosegue Mantovani – per questo riconoscimento meritatissimo al settore e ai due premiati».
Lo stesso professore italiano è da tempo in prima linea nella ricerca sull’immunoterapia. Humanitas, l’istituto di ricerca di cui Mantovani è direttore scientifico, ha pubblicato lo scorso anno un importante studio in materia. I ricercatori hanno scoperto che un gene (IL-1R8), se disattivato, permette la riattivazione delle difese immunitarie, impedendo al cancro di espandersi.