Le fuoriuscite di petrolio possono raddoppiare il tasso di mortalità infantile, se si è esposti prima del concepimento. Un inquietante studio dalla Nigeria
Mortalità infantile: il rischio aumenta del doppio, se le madri prima del concepimento hanno vissuto vicino a luoghi contaminati da fuoriuscite di petrolio. In questi casi, i bambini non riescono a raggiungere il mese di età.
Sono questi i dati sconcertanti di un nuovo studio che ha indagato il collegamento tra l’inquinamento ambientale e la mortalità infantile nel Delta del Niger.
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Mortalità infantile e petrolio: se la condanna è già scritta prima del concepimento
Non riuscire a raggiungere il mese di vita a causa dell’inquinamento da petrolio. È questa la condanna dei bambini nigeriani. Secondo il nuovo studio, vivere entro un raggio di 10 km da luoghi in cui ci sono state fuoriuscite di petrolio potrebbe aumentare il tasso di mortalità infantile. Anche se l’esposizione avviene anni prima del concepimento.
Gli studiosi hanno infatti scoperto che anche se le perdite di petrolio si sono verificate cinque anni prima del concepimento, il tasso di mortalità infantile raddoppia. In condizioni simili, infatti, per ogni mille bambini nati, si passa da 38 a 76 morti premature. Contrariamente, se le fuoriuscite di petrolio si verificano durante la gravidanza, il tasso di mortalità infantile non subisce variazioni significative.
«I risultati dello studio sono assolutamente scioccanti. Non mi aspettavo di vedere questo effetto in fase preconcezionale. La ragione per cui non abbiamo riscontrato conseguenze più gravi [sul feto] durante la gravidanza non è ancora del tutto chiara. Forse il fenomeno è dovuto alla contaminazione cumulativa del greggio nell’acqua e nel suolo, che aumenta nel tempo. Ma questo non spiega i risultati ottenuti».
Le affermazioni sono di Roland Hodler, professore di economia dell’Università di San Gallo in Svizzera, che ha condotto lo studio.
La disastrosa situazione della Nigeria
Chi pensa che i disastri ambientali causati da fuoriuscite di greggio siano episodi marginali, probabilmente non conosce la situazione della Nigeria. Qui, l’industria petrolifera è la fonte primaria del PIL da più di 60 anni. Ed è da tempo che perdite regolari e non controllate sono diventate ormai la normalità.
Basti sapere che, ogni anno, circa 240.000 barili di greggio vengono versati nel Delta del Niger. Un disastro che inquina l’acqua, il terreno con le sue colture e l’aria. E secondo le Nazioni Unite, potrebbero volerci ben 30 anni per invertire gli effetti provocati sulla salute dell’uomo e dell’ambiente, dopo decenni di disastri incontrollati.
Mortalità infantile: lo studio
In un contesto del genere, come sempre, i soggetti più vulnerabili sono i bambini. Soprattutto perché i neonati non hanno ancora sviluppato le difese necessarie per difendersi dai danni provocati dai prodotti chimici tossici. Sul loro peso corporeo, anche piccole dosi di inquinamento sono insostenibili. In parte il rischio è collegato al fatto che le mamme ingeriscono cibo contaminato e sono per questo più soggette ai rischi di malnutrizione e malattie. Questi elementi, insieme, aumentano potenzialmente i tassi di mortalità infantile.
Nel loro lavoro, Hodler e colleghi sono riusciti a mappare le fuoriuscite di petrolio e a metterle in relazione con i casi di mortalità infantile tra le popolazioni circostanti.
Gli studiosi hanno poi messo a confronto la storia clinica dei fratellini concepiti o nati prima, con quelli nati dopo la prima fuoriuscita di petrolio. I risultati hanno evidenziato che il tasso di mortalità infantile cresceva in relazione alla vicinanza con il punto contaminato. Non solo. La crescita si registrava anche se la contaminazione avveniva prima del concepimento.
I risultati purtroppo evidenziano un rischio reale. Il danno ambientale in corso espone sempre più bambini a sostanze che inquinano acqua, aria e prodotti della terra. Fino a quando le fuoriuscite di petrolio continueranno in maniera incontrollata, sempre più bambini si ammaleranno e moriranno. Ma purtroppo, al momento, sembra che il governo sia rimasto muto e impassibile dinanzi a questa gravosa denuncia.
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