Emerge una nuova Terra dei Fuochi, ora la zona è la piana attorno a Cagliari.
E’ partita un indagine dal Corpo Forestale che ha portato al momento a 7 arresti, responsabile di questa situazione sembra essere l’unica fabbrica che in Europa estrae e lavora la fluorite, la Fluorid.
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Fluorite: polvere bianca che contamina tutto
Per anni dall’impianto e dalle discariche si è alzata una polvere bianca che poco a poco ha contaminato tutto, colture e pascoli. Acque e falde inquinate, perchè vi è vicino alle ciminiere un canale che le costeggia e che sfocia nell’oasi faunistica di Santa Gilla. Come se non bastasse tutto intorno sono stati sotterrati rifiuti dannosi e sono emerse anche tracce del fluorosilicato noto per essere mortale. Le testimonianze sono numerose. Le pecore di questa zona hanno avuto problematiche di malformazioni, poca produzione di latte e poi la morte, Francesco Carboni ad esempio dice che ” conservo in freezer la testa dei miei agnelli con i denti giganti, morti di stenti a tre anni dalla nascita. Prima o poi la porterò in tribunale, per far vedere a un giudice come sono stati sterminati i nostri animali. Io ne ho persi almeno 600″.
Antonio Fenu dice ” noi questa polvere schifosa la respiriamo da anni. E andiamo a letto con gli occhi in fiamme», un anziano pastore che tutte le mattine scorta un piccolo gregge nelle campagne di Assemini.
La fluorosi che colpisce gli ovini
Per i veterinari della Asl la situazione non è un mistero e a uccidere gli ovini che pascolano nella grande piana intorno a Cagliari è una malattia, la fluorosi.
La contaminazione di questa splendida zona fertile e rigogliosa sono emersi dopo 50 di industrializzazione, tutti i settori della zona ne risentono, compreso quello ittico, dove i pescatori non vendono più pesce, mentre i contadini chiudono le serre.
La visione è da ambiente lunare con vegetazione quasi nulla e strane poetre che spuntano dal terreno luccicanti, sono i resti solidificati delle lavorazioni industriali.
«Questi – spiegano gli investigatori della Forestale – sono i resti solidificati delle lavorazioni industriali sepolti tra gli alberi». «La situazione è molto grave, ma Fluorsid non è l’unica responsabile del grave inquinamento della zona – precisa Vincenzo Tiana di Legambiente -Accanto allo stagno, per dirne una, c’è ancora una discarica di 180 ettari di fanghi tossici portati qui dal Sulcis negli anni Ottanta».
Le discariche clandestine, secondo il Corpo forestale, sono quattro e vaste almeno 16 ettari. Ma definire i confini della contaminazione è quasi impossibile.«Nelle campagne sono stati sotterrati fluorsilicati, fanghi acidi, amianto, oli, rifiuti di varia natura – si legge nelle carte delle indagini – Ed è stato accertato lo sversamento di sostanze ancor più velenose, come la criolite e il cloruro». L’inquinamento qui era una precisa strategia per risparmiare. Il Gip che ha ordinato gli arresti, lo dice senza giri di parole: «Le scelte aziendali erano orientate a far prevalere il profitto a discapito dell’ambiente». E i nove indagati per il disastro ambientale se lo ripetevano come un monito, anche quando erano intercettati: «Qui se pensi all’ambiente non fai produzione».
Anche al Nord esiste la Terra dei Fuochi
La Terra dei Fuochi si è spostata al nord? È ciò che dichiara il procuratore della Repubblica di Brescia Sandro Raimondi, in seguito alle indagini che hanno portato all’arresto di un imprenditore operante nel settore dei rifiuti.
Centinaia di migliaia di rifiuti non trattati interrati e fatti “sparire” dalla circolazione. Roghi che producono diossina, respirata da decine di migliaia di cittadini. Amministratori pubblici compiacenti che, in cambio di regalie e favori, fanno finta di non vedere le attività illecite di imprenditori senza scrupoli. Siamo in Campania? No siamo in provincia di Brescia. La Terra dei Fuochi del Nord la chiamano gli investigatori.
E stavolta non c’entra niente la criminalità organizzata. Sono alcuni imprenditori del settore ad aver messo in piedi, autonomamente, un sistema che ricalca quello creato dalla Camorra in Campania e da altre organizzazioni di stampo mafioso. Un sistema che emerge dalle intercettazioni presenti sul caso e dalle parole degli investigatori.
Proviamo a delinearne i contorni.
La Terra dei Fuochi? Ora è al Nord
Abbiamo capito che c’è stata proprio un’inversione di rotta, nel senso che dal sud al nord viene effettuata questa attività di illecito trattamento e di illecito commercio, che ha fatto divenire Brescia e le zone limitrofe, a mio modo di vedere, una nuova Terra dei fuochi.
Non usa mezzi termini Sandro Raimondi, procuratore della Repubblica aggiunto presso il tribunale di Brescia. La citazione emerge dal resoconto stenografico della sua audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Raimondi è stato invitato in tale sede per relazionare sulle inchieste che la procura, insieme ai carabinieri del NOE di Milano e la Polizia di Stato, sta effettuando sugli illeciti nell’ambito del trattamento dei rifiuti in nord Italia.
Ne emerge un quadro a dir poco sconcertante. Come in Campania, vediamo rifiuti non trattati interrati, roghi che sprigionano diossina e imprenditori disonesti pronti a ingrassare sulla pelle dei cittadini.
Il rifiuto, meno lo tocchi e più ci guadagni, dice un operatore del settore in un’intercettazione telefonica riportata nell’audizione. Imprenditore che poi è stato arrestato. Cosa intende dire con questa affermazione?
Come sappiamo, il ciclo dei rifiuti prevede una serie di trattamenti. La frazione umida, per esempio, andrebbe sottoposta a un processo di biostabilizzazione di 3 settimane. E invece, truccando i documenti, si possono tranquillamente far sparire i rifiuti. Ma nulla si distrugge in natura: e quello che loro interrano o bruciano, ritorna nel cibo che mangiamo e nell’aria che respiriamo.
Questa prima tranche dell’inchiesta ha portato all’arresto ai domiciliari di un imprenditore. Alcuni dei suoi impianti di smaltimento – nella zona di Bergamo, Brescia e Lecco – sono stati sequestrati, insieme a 76 automezzi. C’è chi ipotizza però che si tratti appena della punta dell’iceberg di un sistema illecito molto più tentacolare.
La Terra dei Fuochi del nord: un giro d’affari da 10 milioni di euro
Chiaramente, il fine ultimo di questo scempio ambientale è il profitto. Gli investigatori hanno provato a quantificare il guadagno illecito derivante. Come spiega nell’audizione alla Camera Piero Vincenti, maggiore dei carabinieri del NOE di Milano, i 26 indagati nel procedimento penale di cui ci siamo occupati, complessivamente hanno avuto un illecito profitto di oltre 10 milioni di euro per il trattamento di circa 100.000 tonnellate di rifiuti.
La Terra dei Fuochi al Nord si alimentava grazie a un sistema di documenti falsi, giri di bolle dichiarati ma inesistenti e certificati truccati. Con la compiacenza, inoltre, di alcuni membri della Pubblica Amministrazione: dalle indagini emerge, per esempio, un’auto del valore di 30mila euro donata in cambio di consulenze di fatto mai verificatesi.
Un aspetto peculiare di questo sistema, sottolineato da Raimondi, è che la criminalità organizzata sembra non c’entrare nulla. L’imprenditore del nord ha imparato come fare da solo, in modo autarchico, spiega il procuratore. Una realtà che emerge non solo dalle indagini dello stesso Raimondi, ma anche da altre inchieste simili del NOE.