In Francia, più di un quarto dei pompelmi, metà delle mele e quasi tutte le ciliegie contengono pesticidi cancerogeni o che alterano il sistema endocrino. Tuttavia, per gli standard europei tutto è legittimo e sotto le soglie di sicurezza ma ormai è chiaro che il loro indirizzo è più vicino all’industria che al consumatore. I consumatori francesi chiedono ora modifiche alle regole di autorizzazione. Riguarda anche noi…
Più della metà della frutta e della verdura testata dall’agricoltura tradizionale francese era contaminata da pesticidi. Purtroppo, come abbiamo già detto, questa realtà non riguarda solo i Paesi transalpini. L’ultimo rapporto dell’Efsa fornisce cifre quasi identiche in tutti i paesi analizzando i prodotti che entrano nei loro mercati, con pochi cambiamenti nella sostanza.
In Italia i dati sono leggermente più bassi, visto che i campioni positivi arrivano a sfiorare il 31% ma la situazione è seria e compromessa comunque, anche perchè la frutta e verdura analizzata in Italia è la totalità dei controlli mentre in Francia i controlli sono stati effettuati solo sulla convenzionale.
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Controlli effettuati
Se poi si va leggere l’analisi critica condotta dall’UFC-Que Choisir, l’associazione dei consumatori francesi che fa parte del Beuc, oltre la metà dei 14.000 controlli sanitari ufficiali sugli alimenti convenzionali venduti in Francia, evidenziano molecole cancerogene, tossiche per la riproduzione o Dna o interferenti endocrini.
Una situazione che non è assolutamente rassicurante, soprattutto in un momento in cui tutti i paesi europei chiedono all’Europa di abolire politiche restrittive sui pesticidi, come quelle previste dal “farm to fork” in nome della carenza di materie prime legate alla guerra in Ucraina . Ricordiamo che l’Europa punta al 50% in meno di pesticidi, al 20% in meno di fertilizzanti chimici e al 25% in meno di terra organica. Lo fa la Francia, c’è la Fnsea (Federazione sindacale agricola) e il ministro dell’Agricoltura, ma lo fa anche l’Italia attraverso le associazioni industriali e alcuni agricoltori, con il non tanto segreto ministro delle Politiche agricole Stefano che aiuta Pattonelli.
Nei limiti di legge ma cancerogeni
Ma torniamo agli illuminanti dati francesi. I risultati, in base a quello che viene riferito dalla Francia, sono particolarmente preoccupanti: per la frutta e la verdura prodotta da agricoltura intensiva, uno dei livelli più alti di pesticidi è stato rilevato in più della metà (51%) dei controlli e in almeno due pesticidi a rischio. Non si tratta di tracce infinitesime e non quantificabili, e in quasi un caso su due (43%), le autorità sono state in grado di misurare la dose di queste sostanze.
Parliamo di frutta e verdura che vengono regolarmente trasbordate in tutta Europa e anche in Italia, e non c’è dubbio che le stesse sostanze finiscono nei piatti degli italiani.
Dal’Ufc si fanno alcuni esempi:
- in più di un quarto dei pompelmi analizzati (27,4%), troviamo il piriproxifene, fortemente sospettato di essere un interferente endocrino e di aver contribuito alle malformazioni della testa e del cervello osservate in Brasile.
- tra gli alimenti più contaminati ci sono le mele (80% dei campioni) dove viene rilevato frequentemente il fludioxonil (48% dei campioni), un fungicida sospettato di essere un interferente endocrino
- quasi tutte le ciliegie (92% dei campioni) sono contaminate e in un caso su due si tratta del fosmet (47% dei campioni), insetticida sospettato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) di essere tossico per la funzione riproduttiva.
Peccato che le sostanze che possono essere cancerogene, tossiche per le funzioni riproduttive o interferenti endocrini potrebbero essere dannose per la salute anche a dosi molto basse.
“Il rispetto degli LMR è quindi un concetto obsoleto che non offre una protezione sufficiente per queste sostanze, di cui non dovrebbe essere tollerata traccia, tanto più che la loro azione può essere potenziata quando sono presenti in una miscela (effetto cocktail)” spiegano dall’Ufc.
Come funzionano le procedure di autorizzazione?
L’autorizzazioni sono sempre viziate e malgrado ci siano più studi indipendenti che denunciano la pericolosità di alcune sostanze le agenzie sanitarie continuano ad autorizzarli sulla sola base degli studi presentati dai produttori.
Ora, UFC-Que Choisir chiede un rafforzamento del quadro normativo nazionale ed europeo, attraverso:
- La revisione delle procedure di autorizzazione e in particolare lo sviluppo di metodologie ufficiali per identificare meglio composti cancerogeni, mutageni, tossici per la riproduzione o interferenti endocrini, nonché gli effetti di una miscela di sostanze (effetto cocktail);
- Controanalisi indipendenti svolte sotto la responsabilità delle agenzie sanitarie in caso di dubbio sulla nocività di alcuni pesticidi;
- L’immediato divieto di commercializzazione e utilizzo delle molecole più rischiose, in applicazione del principio di precauzione.
Stessa procedura la dovrebbero fare le associazioni italiani, staremo a vedere se qualcosa si muove nel frattempo.