Francesca Sivieri è in lizza per essere eletta “Donna dell’anno 2020” e si trova a sfidare Elodie e Chiara Ferragni.
Francesca è l’insegnante di scuola dell’infanzia che in primavera, quando cominciava ad allentarsi il lockdown, ma i bambini erano ancora a casa perché le scuole erano chiuse, aveva iniziato a leggere storie nei giardini della città. Letture all’aria aperta, con giusta distanza e mascherina, che avevano richiamato prima pochi bambini, poi sempre di più con un tam tam che ha portato altre maestre ad unirsi, sia a Prato ma anche in altre parti d’Italia, fino a creare un movimento spontaneo poi raccolto sotto il gruppo di “Prati nelle storie“, conosciuto a livello nazionale e dove non sono mancate delle polemiche con un sindacalista perchè il metodo corraggioso e zelante faceva passare per nulla facenti le colleghe.
Subito questo intervento del sindacalista è stato zittito dai vertici, e il movimento ha continuato senza troppi intoppi.
L’insegnate è stata inserita, dal settimanale “D-Repubblica” in una prima rosa di 50 italiane eccellenti proposte ai lettori e alle lettrici. Le lettrici hanno fatto la loro parte e scremato le prime 20, e qui Francesca Sivieri è entrata nella classifica delle prime 20 donne più influenti del 2020.
Ora non manca altro che scoprire il 12 Dicembre sul settimanale se è lei Francesca la donna dell’anno e in cuor nostro speriamo di si. Si perchè Francesca, nel periodo appena dopo il primo lockdown, era diventata un simbolo e le sue parole umili ci sono piaciute molte «Nell’Italia del lockdown, dei bambini senza scuola, io mi sono sentita utile per i miei alunni, che avevano il diritto di trovare uno spazio per loro, un luogo dove rivedersi. Ricevevo lo stipendio e potevo continuare a pagare le bollette, da lì l’idea di inventarmi qualcosa per continuare ad esserci. Fare quello che ho fatto mi ha fatto stare bene, ancor di più ricevere la solidarietà di tutta Italia. Nessuna critica verso i colleghi: ognuno è libero di agire come crede. Certo, sapere che molte altre maestre in Italia hanno seguito il mio esempio mi ha fatto piacere…». Una maestra che definisce il suo lavoro “vocazione” perchè così dovrebbe essere.