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Lo sfruttamento del lavoro minorile

by Gino Favola
26 Ottobre 2016
in Green Economy, Lavoro, Sostenibilità
0

Nel mondo più di 250 milioni di bambini al di sotto dei 14 anni sono costretti a lavorare; molti vengono usati da imprenditori senza scrupoli per produrre articoli che noi stessi usiamo per il tempo libero e lo sport: scarpe, palloni, abbigliamento con famosi marchi sportivi, che in nome della globalizzazione sono prodotti dove il lavoro costa poco o pochissimo e non ci sono diritti civili e sociali da rispettare. Fra questi, 171 milioni svolgono un lavoro pericoloso, e 8 milioni sono vittime delle peggiori forme di sfruttamento (lavoro forzato, ossia una forma di schiavitù, prostituzione, produzione di materiale pornografico, per non parlare poi dell’arruolamento nei conflitti armati).

Secondo un resoconto pubblicato dal Comitato olandese per l’India, in anni recenti si sarebbe assai diffusa nelle piantagioni di cotone ibrido dell’India meridionale la pratica dello sfruttamento del lavoro minorile femminile. L’introduzione dei semi di cotone ibridi all’inizio degli anni ’70 ha portato a significativi cambiamenti nella qualità e quantità di produzione di cotone in India, contribuendo non solo alla crescita della produttività e della qualità del cotone, ma a generare un sostanziale incremento di occupazione aggiuntiva nel settore agricolo. A dispetto del suo positivo contributo, la produzione di cotone grezzo ibrido ha generato nuove forme di sfruttamento del lavoro, che comprendono l’impiego di ragazze e il loro sfruttamento su larga scala. La produzione di semi di cotone ibridi è ad alta intensità di lavoro, e le ragazze, che vengono impiegate nella maggior parte delle operazioni di produzione, lavorano duramente, vengono pagate molto poco, vengono private dell’istruzione, e restano esposte per lunghi periodi a prodotti chimici per l’agricoltura pericolosi per la salute.

Ciò che distingue il lavoro minorile nella produzione di cotone, concentrata nell'India meridionale, da altri settori che impiegano lavoro minorile nel paese, è che questa comporta numeri relativamente elevati e che il lavoro minorile femminile costituisce la maggior parte della forza lavoro complessiva. Si stima che circa 450 mila ragazze, di età compresa tra i 6 ed i 14 anni, siano impiegate nei campi di cotone indiani, delle quali 250 mila nel solo stato dell'Andhra Pradesh. Lo sfruttamento di lavoro minorile nelle coltivazioni di cotone è legato alle più ampie forze di mercato del settore, che vedono molte importanti società nazionali e multinazionali coinvolte nel problema. La relazione economica dietro questo abuso è complessa e molteplice, così da mascherare la responsabilità legale e sociale dei giganti del settore.

Al momento sono circa 200 le società impegnate nella produzione e commercializzazione di semi di cotone ibridi in India, incluse parecchie multinazionali (Unilever, Monsanto, Syngenta, Advanta, Bayer, e Emergent Genetics), che gestiscono le proprie attività di business attraverso industrie controllate (Hindustan Lever Limited per Unilever, Proagro per Bayer, e così via), o joint ventures e collaborazioni con società locali. Il ruolo delle multinazionali nel settore è cresciuto significativamente negli ultimi anni a causa delle politiche di liberalizzazione introdotte dal governo dopo il 1991, e la recente approvazione da parte del governo indiano nell'aprile del 2002 dell'introduzione del cotone BT (Bacillus Thuringiensis) nel mercato indiano genererà con ogni probabilità nel prossimo futuro un ulteriore diffuso incremento del controllo da parte delle multinazionali, che detengono brevetti sulla tecnologia geneticamente modificata.

Il legame tra le multinazionali, che non impiegano direttamente lavoro minorile ma mettono il loro marchio sui semi prodotti sfruttandolo, ed il lavoro minorile nella produzione di cotone grezzo è evidente.

Molti altri sono gli esempi di lavoro minorile che si possono portare come alcuni mesi fa il caso dell’azienda Foxconn, che si trova nella regione dello Yantai (sud-est di Pechino) dove alcuni ragazzi tra i quattordici e i sedici anni stavano lavorando, violando le leggi cinesi sul lavoro e le politiche interne dell’azienda. Secondo un comunicato i minorenni sarebbero stati allontanati e rispediti alle rispettive scuole con programmi d’inserimento mirati.

Secondo il sito games.qq (in cinese) i giovanissimi lavoratori erano impiegati alla produzione delle nuove console Nintendo Wii U.
Ma molti ancora potrebbero essere gli esempi da citare, resta il fatto che non vengono tutelati i minori e che alcuni comportamenti dell’occidente non fanno altro che alimentare lo sfruttamento del lavoro minorile.

Fonte “http://www.liceoberchet.it/ricerche/geo4d_03/India/sfruttamentolavoromin.htm”

Tags: bambini sfruttatiglobalizzazione dannilavorosfruttamento minorile
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