Vivere di sole energie rinnovabili è possibile. Ormai non è più un mistero: la possibilità di passare da un sistema inquinante e dannoso per la salute e l’ambiente, a uno fatto di energia pulita e completamente sostenibile diventa sempre più concreta. L’ultima dimostrazione arriva da un dossier di Legambiente che ha raccolto 11 esperienze di totale indipendenza energetica da tutto il mondo: undici “Isole smart energy” raccolte in un dossier prodotto dalla ong e liberamente consultabile online.
Quasi tutte le isole menzionate sono sotto giurisdizione europea, ma sono dislocate un po’ in tutto il pianeta. A vincere questa speciale classifica è El Hierro, atollo mediterraneo che batte bandiera spagnola. A seguire, Samso (Danimarca), Eigg (Scozia), Bonaire (Paesi Bassi), Bornholm (Danimarca), Pellworm (Germania), Tokelau (Nuova Zelanda), Aruba (Paesi Bassi), Isola di Muck (Scozia), Isola di White (Inghilterra) e Gigha (Scozia).
El Hierro si è aggiudicata la testa della classifica grazie al suo particolare record: si tratta della prima isola ad aver raggiunto l’indipendenza energetica attraverso le sole fonti rinnovabili. Com’è stata costruita questa grande vittoria? Soprattutto con la sensibilizzazione degli abitanti. L’atollo, appartenente alle Canarie, è stato riconosciuto 15 anni fa come ‘Riserva della biosfera’ dall’Unesco: un titolo che gli abitanti hanno difeso con le unghie e con i denti quando, pochi anni fa, il territorio è stato minacciato dalla possibilità di trivellazioni e ricerche di idrocarburi al largo dell’arcipelago. Una possibilità bloccata proprio dalle proteste della popolazione.
Nel dettaglio, “da giugno 2014 i 10.162 abitanti residenti usufruiscono, per la produzione di energia elettrica, di un sistema di impianti idroelettrici, composti da due bacini d’acqua con un dislivello di 682 m ed una capacità di 700 mila m3 di acqua ed una stazione di pompaggio da 6 MW , e da impianti eolici con 5 turbine per totali 11,5 MW, integrati assieme”.
Un sistema che ha permesso di eliminare quasi 19mila tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera e ha portato a un risparmio di 1,8 miliardi di euro in petrolio: cifra che ogni anno sarebbe stata necessaria per alimentare la vecchia centrale elettrica. Tutto il progetto è costato al governo delle Canarie circa 65 milioni di euro: un risparmio incalcolabile, non solo in termini ambientali, ma anche economici.
Il prossimo passo è quello di creare un sistema di mobilità elettrica per tutta l’isola, grazie a una compartecipazione pubblico/privato tra Endesa, Renault, Nissan e la municipalità locale.
Tra le isole presenti in lista, particolarmente significativa è anche l’esperienza di Bonaire, presente nel Mar dei Caraibi, ma appartenente a una speciale municipalità dei Paesi Bassi. Qui sono circa 70mila le tonnellate di CO2“risparmiate” ogni anno: il miglior risultato in termini quantitativi tra quelli citati nel dossier di Legambiente. Si tratta della terza isola in ordine di grandezza tra le classificate ed è riuscita a ottenere questo risultato grazie alle sue 12 turbine eoliche.
Purtroppo l’Italia è ancora indietro da questo punto di vista, ma l’obiettivo di Legambiente è di spingere anche alcune delle nostre isole a puntare in maniera decisa sull’utilizzo di energie rinnovabili: l’attenzione è puntata soprattutto su Favignana, il Giglio e Lampedusa.
“Sarebbe davvero una bella notizia se all’elenco di queste isole si aggiungesse qualche realtà italiana”, scrivono dall’ong in un comunicato diffuso con il dossier. “Ma, ad oggi, nelle isole minori del Belpaese l’energia è costosissima, 70milioni di Euro che paghiamo nelle bollette, e prodotta da vecchi e inquinanti impianti da fonti fossili. Malgrado le potenzialità delle rinnovabili siano enormi, la transizione che si sta rivelando un successo in altre parti del mondo da noi è bloccata”.
Con l’obiettivo di promuovere il contributo di sole, vento e mare al cambiamento dello scenario energetico previsto oggi in Italia, Legambiente ha lanciato “un dibattito pubblico con un questionario online, 10 domande per capire come gestire la transizione energetica in queste tre isole e costruire un modello normativo che possa valere anche altrove”.
Non si tratta solo di una questione ambientale, per quanto questo aspetto resti fondamentale. Il punto è anche economico. Oltre al risparmio, le energie rinnovabili generano posti di lavoro e fanno girare l’economia (come abbiamo visto). Ad averlo capito, non sono solo le isole: l’Uruguay – che ha già raggiunto un rispettabile 84% di energia rinnovabile – ha l’obiettivo di diventare completamente indipendente da petrolio e carbone. Persino Amazon, punzecchiata da Greenpeace, ha deciso di puntare sulle rinnovabili al 100%.
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