Il matrimonio tra minorenni è illegale in Sudan del Sud, ma nonostante la legge, questa pratica è ancora estremamente diffusa e spesso non suscita particolare attenzione. Tuttavia, il caso di Athiak Dau Riak, una ragazza che, secondo la madre, ha solo 14 anni, ha attirato una forte attenzione mediatica, diventando virale. Questo episodio ha diviso non solo la famiglia di Athiak, ma anche l’intero paese, scatenando dibattiti sull’applicazione delle leggi e sui diritti dei minori.
L’ampia diffusione della storia ha riportato in primo piano una questione critica, evidenziando come le norme sociali e culturali continuino a prevalere sulle leggi in molte comunità. Il caso di Athiak rappresenta un esempio emblematico della necessità di intensificare gli sforzi per proteggere i diritti dei bambini e delle ragazze in Sudan del Sud, dove il matrimonio precoce continua a minare le opportunità di istruzione e crescita personale.
Nella capitale del Sudan del Sud, Juba, si porta avanti un’antica tradizione dove i ragazzi, lungo le vie della città, portano con sé lunghi bastoni, mentre le ragazze, adornate con perline colorate, indossano gonne tradizionali e lawas, un lungo tessuto legato sulla spalla.
Questo vivace corteo fa parte della cerimonia dell’agam, una celebrazione della comunità Dinka, uno dei principali gruppi etnici del Sudan del Sud. L’agam segna la conclusione di una “gara di matrimonio”, una pratica tradizionale in cui diversi uomini si sfidano per ottenere la mano di una giovane sposa. Questa danza collettiva, che prosegue fino a tarda notte, simboleggia non solo il legame tra le famiglie coinvolte, ma anche la forte identità culturale dei Dinka.
Indice dei contenuti
La storia di Athiak
Per mesi, Marial Garang Jil e Chol Marol Deng, due uomini di origine sud sudanese sulla quarantina, provenienti da diversi clan Dinka nello stato di Jonglei, ma residenti all’estero, hanno gareggiato, con un’asta, per sposare Athiak Dau Riak. Secondo la madre, Athiak avrebbe solo 14 anni, ma suo padre, Dau Riak Magany, sostiene che la ragazza ha 19 anni e ha acconsentito al matrimonio. Nonostante Athiak frequentasse ancora l’ottavo anno di scuola elementare, che si frequenta tra i 13/14 anni, le trattative per il matrimonio sono iniziate a marzo di quest’anno.
Secondo l’attivista Aluel Atem, la giovane non aveva alcuna reale possibilità di scelta e doveva necessariamente decidere tra i due pretendenti. Sua madre, Deborah Kuir Yach, attualmente nascosta per motivi di sicurezza, si oppone fermamente al matrimonio e sostiene di avere prove che dimostrano l’età reale di sua figlia, ovvero 14 anni.
Quello che sarebbe potuto rimanere un semplice conflitto familiare si è trasformato in un caso mediatico di portata internazionale quando foto e video delle trattative sono stati pubblicati online, diffondendosi rapidamente. La storia di Athiak è diventata virale, e la giovane è stata celebrata per la sua bellezza e statura, descritta come “la ragazza al centro di una storica competizione matrimoniale” in pubblicazioni in tutta l’Africa.
Dopo la cerimonia di giugno, Athiak è stata data in moglie a Chol Marol Deng in cambio di un pagamento di 123 capi di bestiame, 120 milioni di sterline sud sudanesi (circa 44.000 dollari o 33.000 sterline) e un appezzamento di terra. La giovane è stata ribattezzata “la sposa più costosa del Sud Sudan”, generando ulteriore attenzione mediatica e sollevando questioni etiche e culturali riguardo alle pratiche matrimoniali nel paese.
Child Act e Unicef
Il Child Act del 2008 del Sud Sudan vieta esplicitamente il matrimonio precoce e forzato, ma nonostante questa legge, il fenomeno rimane largamente diffuso. Secondo l’Unicef, il matrimonio infantile è ancora una pratica comune nel paese. Dati recenti rivelano che il 52% delle ragazze in Sud Sudan si sposa prima di raggiungere i 18 anni, e in alcuni casi, le giovani vengono date in sposa già all’età di 12 anni.
Questa persistente realtà evidenzia la sfida nell’applicazione delle leggi a livello locale, dove le tradizioni culturali e sociali continuano a influenzare profondamente la vita delle giovani ragazze, privandole spesso di opportunità di istruzione e crescita personale.
A livello globale, secondo un rapporto dell’Unicef, ogni anno 122 milioni di ragazze si sposano durante l’infanzia. Nella regione dell’Africa subsahariana, più di un terzo delle giovani donne si sposa prima dei 18 anni.
Nonostante il matrimonio infantile sia una pratica diffusa, il caso di Athiak Dau Riak ha scosso il Sudan del Sud. Sui social media, molti hanno partecipato attivamente, sostenendo il loro corteggiatore preferito in una sorta di “campagna”. Altri, invece, hanno promosso il matrimonio come una celebrazione della cultura e identità Dinka, respingendo le critiche che definivano l’intero processo come una “vendita all’asta di una ragazza”. Questo episodio ha sollevato importanti dibattiti sul confine tra il rispetto delle tradizioni culturali e la necessità di proteggere i diritti dei minori.
L’ampia attività online attorno al caso di Athiak Dau Riak ha attirato l’attenzione di Josephine Adhet Deng, un avvocato sud sudanese. Nel mese di giugno, Deng ha avviato un’azione legale contro il padre di Athiak, Dau Riak Magany, accusandolo di aver consentito il matrimonio di una minorenne. Nell’ambito del caso, l’avvocato ha chiesto che Athiak venisse riportata dal Kenya, dove era stata condotta poco dopo la cerimonia dell’agam.
Le preoccupazioni riguardanti l’età della ragazza sono emerse quando lo zio materno di Athiak, Daniel Yach, cittadino canadese, ha pubblicato un post su Facebook. Nel suo messaggio, Yach ha dichiarato che Athiak “è minorenne” e ha condannato il matrimonio proposto, definendolo “un classico esempio di pedofilia”. Questo ha ulteriormente alimentato il dibattito sui social, evidenziando le questioni legali e morali legate ai matrimoni infantili, soprattutto in contesti dove la legge e le tradizioni culturali spesso entrano in conflitto.
Josephine Adhet Deng, l’avvocato che ha intrapreso il caso di Athiak Dau Riak, è in attesa che la magistratura decida se la causa possa proseguire, vista l’incertezza sulla legittimità del matrimonio consuetudinario, che potrebbe essere già “sigillato”.
Deng, tuttavia, propone una soluzione alternativa. “Ho suggerito al padre e ai membri della famiglia di sospendere questo matrimonio,” spiega, “e di permettere ad Athiak di tornare a scuola per almeno cinque anni. Solo allora, dovrebbe avere la libertà di decidere cosa vuole fare della sua vita.”
Questa proposta mira a offrire alla giovane un’opportunità di istruzione e crescita personale, distogliendo l’attenzione dalle pressioni sociali legate ai matrimoni precoci, una pratica ancora diffusa in molte regioni del Sud Sudan.