Temutissima da tutte le mamme in vacanza al mare, può avere risvolti anche tragici: stiamo parlando della congestione.
I sintomi sono abbastanza chiari:
- dolore addominale
- nausea
- vomito
- capogiri
- sudorazione fredda
- svenimento
Ma che cos’è la congestione?
Nello specifico, riferito soprattutto al periodo estivo e ai rischi di un bagno a mare durante la digestione, la congestione è causata dal forte sbalzo termico a cui viene sottoposto l’organismo. Entrando in acqua fredda quando ancora la digestione non è terminata, il sangue, impegnato nelle attività dell’apparato digerente, viene dirottato sugli altri organi, in modo da mantenere la temperatura costante e garantire la funzionalità dei muscoli. Un processo che genera uno squilibrio circolatorio e un blocco intestinale.
La pratica sportiva in acqua dopo mangiato aumenta le possibilità di congestione. Il sangue, infatti, impegnato ad irrorare lo stomaco per consentire la digestione viene “richiamato” nelle periferie del corpo, “indebolendo” la parte interessata alla digestione ed esponendola maggiormente al rischio. Sentirsi male in mare, inoltre, complica maggiormente le cose, perché porta a una cattiva respirazione, al rischio di ingerire acqua e di annegare.
L’essere in fase digestiva puo’ facilitare la “sindrome da idrocuzione”, dal momento che sia ha fisiologicamente un aumento del tono vagale che determina da una parte un aumento della secrezione di succhi gastrici, dall’altra la riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.
Perchè avviene la congestione
Secondo il Prof. Maurizio Cecchini, in realtà, viene impropriamente usato il termine “congestione” che non ha alcun significato medico in questo senso.
Quello che succede e’ la “sindrome da idrocuzione” (“diving reflex”): in sostanza l’impatto brusco della cute (specie della faccia) con l’acqua fredda provoca un violento e transitorio riflesso vagale che riduce drasticamente la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa.
Se questo fenomeno dura piu’ di qualche secondo si crea un ipoafflusso cerebrale che puo’ portare a perdita di coscienza. La stimolazione vagale inoltre stimola il vomito. Se ci si trova anche in pochi centimetri di acqua si rischia di morire per annegamento, mentre se cio’ accade sotto una doccia fredda ovviamente il tutto si risolve positivamente in pochi minuti.

Se si guardano i filmati dei campionati di tuffi, noterete che gli atleti, prima del tuffo, si sottopongono ad una doccia fredda, in modo da “abituare” il corpo all’impatto con l’acqua fredda della piscina e non, come verrebbe fatto di pensare, per motivi di igiene.
Lo stimolo freddo brusco sul viso e’ infatti impiegato frequentemente per stroncare tachiaritmie sopraventricolari anche nei bambini , ponendo sul loro volto un telo freddo o del ghiaccio (“diving reflex”).
Va inoltre sottolineato che si muore per asfissia, non perche’ l’acqua invada i polmoni, dal momento che la glottide chiude il passaggio all’acqua in trachea. L’acqua invece viene deglutita riempiendo lo stomaco nell’ultimo tentativo di preservare le vie aeree (“drowning” degli anglosassoni).
Nel “quasi annegamento” (“near drowning” ) infatti il paziente non inala l’acqua, ma vomita successivamente al salvataggio l’acqua contenuta nello stomaco. Si muore insomma in inspirazione forzata a glottide chiusa.
Nelle autopsie infatti, il rilievo di acqua nello stomaco e’ indice del fatto che il paziente fosse ancora vivo al momento dell’immersione; in caso che fosse gia’ deceduto (ad esempio per omicidio, o per altri motivi), lo stomaco non si riempie di acqua.
La prevenzione per la congestione
Il consiglio fondamentale per la prevenzione è entrare lentamente in acqua (impiegando almeno un paio di minuti) bagnandosi il viso con l’acqua nella quale ci si immerge, il torace, l’addome quando ancora l’acqua e’ bassa, in modo da poter tornare a riva immediatamente qualora si avvertisse un malessere; evitare tassativamente i tuffi in acqua se si e’ accaldati.
Tassativamente non assumere alcoolici prima del bagno e non fate mai il bagno da soli.
Come spiega Sebastian Cristaldi, esperto di Pediatria dell’Emergenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, per scongiurare il rischio di congestione “le regole che valgono per i bimbi come anche per gli adulti sono quelle di evitare bevande gassate e fredde, i cibi grassi e tutto ciò che fa lavorare l’intestino in modo più faticoso, preferendo invece carboidrati che si metabolizzano rapidamente, frutta e verdura e bevande fresche“.
“Mediamente, dopo il pranzo, occorre attendere dalle due alle tre ore prima di fare il bagno“, organizzandosi magari in modo tale che il bambino noi stia a mare nelle ore in cui deve attendere di poter entrare in acqua.

Cosa fare in caso di congestione
Come spiega ancora Cristaldi, è necessario “portare il bimbo all’ombra e in un luogo possibilmente ventilato o aerato e dopo averlo disteso sollevargli le gambe di 20-30 centimetri, lasciargli più aria possibile e dargli bevande fresche o a temperatura ambiente.
Se la situazione è di ripresa immediata si può valutare, magari chiamando il pediatra, se fare visitare il piccolo, mentre se ha avuto una perdita di coscienza e se migliora lentamente e’ il caso di farlo visitare“.
Oltre a questo, c’è chi consiglia di riscaldare lo stomaco con una coperta e leggeri massaggi. Una volta che la persona si è ripresa, delle bevande calde come il tè possono aiutare a rimettere lo stomaco a posto. In caso di congestione grave, non esitate a chiamare il 118.
LEGGI ANCHE:
Il mare una fonte inesauribile di benessere
A Londra la piscina senza cloro che si pulisce con le piante
(Foto: Lara Lima)