Per una volta le ONG si fanno protagoniste del mercato.
E’ proprio Greenpeace che si mette in prima linea nella produzione di una nuova generazione di frigoriferi e congelatori GreenFreeze ; l’obiettivo è quello di lavorare per una distribuzione di questi apparecchi maggiormente sostenibili per salvare il clima.
Il marchio non si sarebbe potuto che chiamare “Greenfreeze”, che consentirà di produrre apparecchi ad impatto climatico drasticamente ridotto, per togliere dal mercato i dannosi gas refrigeranti HCFC e HFC in virtù di sostitutivi naturali.
Ridurre le emissioni di gas serra per arginare i danni al clima prodotti da apparecchi come frigoriferi e congelatori, ma non solo, anche i condizionatori d’aria potranno essere interessati da questa innovazione.
Secondo la nota diffusa da Greenpeace nel 2050 questi elettrodomestici saranno responsabili per il 27% sul riscaldamento globale. Una situazione a cui si potrebbe già porre rimedio, come spiega Janos Maté, consulente dell’associazione e vincitore nel 2010 del Premio Montreal Protocol:
La tecnologia capace di risolvere il problema esiste già, sono i refrigeranti naturali.
Oggi nel mondo i frigoriferi Greenfreeze superano i 650 milioni e, solo in Cina, coprono il 75 per cento del mercato. Anche se sembra una novità, la quota di mercato è considerevole e consiste in una tecnologia che rappresenta il 40 per cento della produzione globale e che entro il 2020 arriverà all’80 per cento.
Nel lato invece del condizionamento purtroppo tarda ad affermarsi questa nuova tecnologia nella produzione di condizionatori a ridotto impatto sull’ambiente. Un dato particolarmente grave se confrontato con la crescita esponenziale delle vendite di climatizzatori.
In Italia Whirlpool, Electrolux, Indesit e Candy Hoover, aziende leader del settore raffreddamento con l’80% della quota mercato, utilizzano per lo più refrigeranti naturali come l’R600 (butano) e l’R600a (isobutano). Rex, Zanussi, Iberna, in alcuni casi la stessa Whirpool utilizzano però ancora l’R134a (tetrafluoroetano) e l’R404a, basato su miscele HFC. Un primo timido passo in avanti verso l’uso di prodotti meno inquinanti sembra invece averlo fatto la De Longhi, il cui impegno sottolinea Greenpeace appare ancora piuttosto marginale.
Il bilancio risulta tuttavia positivo secondo Giuseppe Onufrio, direttore Esecutivo di Greenpeace Italia.
Il Greenfreeze è un caso pressoché unico di come un’associazione ambientalista sia riuscita a modificare la tecnologia della refrigerazione – e interi mercati – rendendola disponibile a tutti i produttori. È ora necessario che questo standard venga imposto a tutte le tecnologie del freddo, eliminando i composti fluorurati potentissimi gas a effetto serra.
Greenpeace rivolge infine un invito alle aziende di eliminare gradualmente l’uso di gas refrigeranti derivati da idrocarburi entro il 2020, mentre ai governi invia un appello affinché promuovano agevolazioni fiscali per le imprese che decideranno di cambiare le proprie produzioni.
Gino Favola,
tratto da “GreenStyle”