Il polline italiano contiene pesticidi. È questa l’ultima allarmante scoperta fatta grazie a una ricerca condotta da Greenpeace. Nel dossier “Api, bottino avvelenato”, sono state analizzate le concentrazioni di pesticidi presenti nel polline raccolto dalle api in dodici Paesi europei. Una parte è stata prelevata all’ingresso degli alveari, una parte in quello stoccato nei favi (pane d’api). I risultati non sono rincuoranti.
Complessivamente, durante le indagini, è stata rilevata la presenza di 53 pesticidi (22 insetticidi/acaricidi, 29 fungicidi e 2 erbicidi) nei campioni di polline prelevato all’entrata degli alveari. Residui sono stati identificati in 72 dei 107 campioni di polline. Per quanto riguarda i 25 campioni di polline prelevato dai favi, sono stati ritrovati residui di almeno un pesticida su 17.
I risultati evidenziano quindi che nel polline è molto frequente rilevare un’ampia varietà di prodotti fitosanitari, in particolare fungicidi, nocivi per questi insetti.
Qual è nello specifico la situazione in Italia?
Nel documento reso pubblico da Greenpeace, si denota come la più ampia gamma di ingredienti attivi rilevati facciano riferimento ai campioni di polline raccolti in Italia, in particolar modo in quelli prelevati in prossimità dei vigneti.
Per riportare qualche esempio, i residui di 17 pesticidi diversi (di cui 14 fungicidi e 3 insetticidi/acaricidi), sono stati rilevati nel polline prelevato in prossimità di vigneti in provincia di Asti; mentre 12 residui (10 fungicidi e 2 insetticidi/acaricidi), sono stati identificati in un campione raccolto in provincia di Treviso.
Il maggior numero di residui individuati nel pane d’api, invece, è stato rintracciato in Andalusia (Spagna); in questo caso i residui di insetticidi/acaricidi (6 principi attivi) erano più cospicui di quelli dei fungicidi (1 principio attivo).
Questo studio, affermano i sostenitori di Greenpeace, getta ulteriore luce sulla portata delle sostanze tossiche a cui sono esposte le api durante il loro ciclo vitale, sia a livello individuale che di colonia.
I risultati impongono la necessità di porre dei seri interrogativi in merito alle misure di protezione degli insetti impollinatori. Misure che a questo punto si sono rivelate insufficienti.
Recenti ricerche, si legge nel documento, dimostrano che alcune sostanze facenti parte di queste miscele nocive sarebbero in grado di interagire in maniera sinergica, facendo risultare la miscela ancora più tossica dei singoli componenti. Questo vale, ad esempio, per alcune sostante utilizzare per trattamenti acaricidi in alveare con fungicidi che agiscono attraverso l’inibizione della biosintesi degli steroli (SBI).
Fino ad ora, per proteggere le api, sono stati adottati divieti parziali e temporanei sull’uso degli insetticidi sistemici come: imidacloprid, thiamethoxam, clothianidin e fipronil.
Al fine di rendere più efficaci i provvedimenti presi in tutela degli insetti impollinatori, afferma Greenpeace, questi divieti dovrebbero diventare permanenti e riguardare anche altri usi e altri insetticidi.
È necessario impedire la commercializzazione e diffusione di questi prodotti: il thiacloprid, per esempio, è stato trovato abbastanza frequentemente, cosa che indica una sua grossa diffusione in Europa.
Le api, lo sappiamo, lo abbiamo detto varie volte, svolgono un ruolo enorme e fondamentale per la nostra sicurezza alimentare: un terzo del nostro cibo, dipende da loro. Per questo, è necessario che vengano presi seri provvedimenti per tutelare la sopravvivenza di questo prezioso insetto, prima che sia troppo tardi.
(Foto: www.ForestWander.com)