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- 1 L’uva è un frutto eccezionale, sia per la sua freschezza e il suo gusto, che per le sue innumerevoli proprietà curative.
- 1.1 I risultati sono stati incoraggianti: hanno dimostrato che donne e uomini che adottano una dieta arricchita di uva possono registrare una significativa diminuzione del dolore e dei sintomi legati a questo genere di patologia.
- 1.2 Passiamo adesso invece agli studi preliminari condotti dai ricercatori della Wayne State University (WSU), che hanno dimostrato come l’estratto di buccia d’uva (GSE) possa essere utile nella prevenzione e cura del diabete.
L’uva è un frutto eccezionale, sia per la sua freschezza e il suo gusto, che per le sue innumerevoli proprietà curative.
Abbiamo visto, ad esempio, come mangiare uva sia utile nei casi di anemia, come aiuti a proteggere il sistema circolatorio e come con l’ampeloterapia sia utilizzata per depurare e disintossicare il nostro organismo.
Ogni giorno, vengono pubblicate ricerche nuove che ci consentono di comprendere e scoprire ulteriori proprietà legate agli alimenti che la natura ci regala. Non ultimi, due studi legati al consumo di uva: uno inerente agli effetti che i principi attivi in essa contenuti possono avere sui problemi di artrosi al ginocchio, l’altro inerente agli effetti che possono invece avere sul diabete.
La prima ricerca è stata condotta dagli scienziati della Texas Woman’s University (TWU) e presentata all’Experimental Biology di San Diego, un incontro multidisciplinare e scientifico incentrato sulle scienze della ricerca e della vita.
Lo studio è durato circa 16 settimane e ha coinvolto 72 volontari di entrambi i sessi, affetti da artrosi al ginocchio. I volontari sono stati suddivisi a caso in due gruppi: al primo è stato somministrato del placebo, al secondo, invece, dell’uva liofilizzata in polvere.
I risultati sono stati incoraggianti: hanno dimostrato che donne e uomini che adottano una dieta arricchita di uva possono registrare una significativa diminuzione del dolore e dei sintomi legati a questo genere di patologia.
Tra i soggetti, sono state registrate anche alcune differenze di risposta, legate all’età e al sesso. Le persone al di sotto di 64 anni, che hanno assunto l’integratore di uva, hanno mostrato un miglioramento nello svolgimento di compiti difficoltosi; quelli della stessa età a cui è stato invece somministrato il placebo hanno avuto un peggioramento nello svolgimento delle stesse attività.
Gli over 65, in entrambi i casi, hanno avuto un calo moderato delle attività principali.
Negli uomini che hanno seguito la dieta a base di uva è stato osservato inoltre un miglioramento del metabolismo della cartilagine, determinato da un elevato fattore di crescita (IGF-1) rispetto ai soggetti trattati con placebo. Cosa non osservata invece nelle donne.
Il marcatore dell’infiammazione (IL1-β), invece, è aumentato in entrambi i gruppi di studio.
Il dottor Shanil Juma, che ha coordinato la ricerca, ha affermato come “questi risultati forniscono dati promettenti, che collegano il consumo di uva a due risultati molto importanti per chi convive con l’osteoartrite del ginocchio: si è ridotto il dolore e ci sono stati miglioramenti nella flessibilità delle articolazioni. Altre ricerche saranno necessarie per comprendere meglio i risultati dei biomarcatori sierici, nonché le differenze di età e di genere osservati”.
Passiamo adesso invece agli studi preliminari condotti dai ricercatori della Wayne State University (WSU), che hanno dimostrato come l’estratto di buccia d’uva (GSE) possa essere utile nella prevenzione e cura del diabete.
Secondo i ricercatori, l’estratto di buccia d’uva (GSE) potrebbe esercitare un’attività inibitoria sull’iperglicemia, candidandosi come rimedio naturale da utilizzare con efficacia nella gestione del diabete.
La ricerca, nel suo successivo sviluppo, dovrà fornire approfondimenti circa l’azione inibitoria del GSE sull’iperglicemia postprandiale, oltre a garantire anche i dati preclinici a sostegno dell’efficacia e della sicurezza biologica del GSE, nella potenziale prevenzione e trattamento del diabete di tipo 2.
La speranza legata a questa ricerca, spiega Kequan Zhou, professore di Alimenti e Scienza della Nutrizione nel Collegio di Arti Liberali e delle Scienze alla WSU, e ricercatore principale, è che offra “un potenziale trattamento naturale e senza effetti collaterali dannosi per le molte persone afflitte dal diabete di tipo 2”.
(Foto in evidenza: Zest-pk; foto interna: Muffet)