L’influenza intestinale, spesso confusa con l’influenza stagionale, è un disturbo allo stomaco generalmente diffuso e causato da un’infiammazione dovuta all’infezione da parte di virus che provoca vomito e/o diarrea.
Contrariamente a quanto si pensi, non è causata dal virus della comune influenza che, invece, genera problemi respiratori.
I suoi sintomi più comuni sono:
- nausea, accompagnata o meno da vomito;
- dissenteria;
- crampi o bruciori intestinali;
- mancanza d’appetito;
- spossatezza
- febbre occasionale.
L’influenza intestinale ha un elevato potenziale contagioso, il suo decorso è generalmente semplice, ma questa malattia non deve essere sottovalutata nei bambini, negli anziani e in tutti quegli individui che hanno un sistema immunitario compromesso.
Tra le cause più comuni che provocano l’influenza intestinale troviamo questi virus:
- Rotavirus: è tra i principali responsabili delle infezioni dei bambini; entra nell’organismo in genere a causa di oggetti contaminati. Il bambino può infettarsi più volte nel corso dell’infanzia, visto che esistono varietà diverse di questo virus;
- Norovirus (NLV): tra i principali responsabili delle gastroenteriti acute; il contagio avviene in genere tramite l’acqua contaminata o il consumo di alimenti crudi scarsamente puliti.
Visto che la gastroenterite virale non è causata da batteri, farmaci come antibiotici non sono in genere indicati.
L’influenza intestinale può comportare anche delle complicazioni, soprattutto in soggetti particolarmente vulnerabili. Contattate subito il medico se il vomito o la diarrea persistono per più di due giorni, se nelle feci trovate tracce di sangue, se avvertite dolori addominali forti o mancamenti.
Particolare attenzione deve essere data soprattutto allo stato di idratazione dei bambini. Se i piccoli avvertono sonnolenza, presentano segni di disidratazione, se il pannolino rimane asciutto per più di 8 ore o hanno febbre per più di un giorno e sono al di sotto dei due anni, chiamate il pediatra.
Il rischio maggiore per neonati bambini e anziani, collegato alla gastroenterite, è la disidratazione del corpo, causata dal vomito e dalla diarrea persistenti. Quindi, il compito principale è quello di prevenire una grossa perdita di liquidi.
Alcuni consigli
Se si sospetta di aver contratto l’influenza intestinale, è consigliato non bere o mangiare per qualche ora, per lasciare il tempo allo stomaco di reagire al problema. Dopo questo tempo, è bene bere liquidi per prevenire la disidratazione. Anche a piccoli sorsi, se risulta difficile ingurgitarli: l’importante è rimanere ben idratati.
Attenzione se avvertite vertigini o confusione mentale, segni di debolezza o di mancanza di liquidi nell’organismo.
A poco a poco, potete tornare a mangiare. Meglio iniziare con alimenti facili da digerire. Evitate i prodotti lattiero-caseari per qualche giorno, il caffè e gli alimenti molto grassi o conditi. È inutile affaticare un apparato digerente che comunque non riesce a funzionare al meglio delle sue capacità.
Per i bambini, è bene offrire piccole quantità di soluzioni orali di reidratazione, non solo acqua, quindi, ma anche sali minerali. No al latte e al succo di mela.
Evitate anche i cibi ricchi di zuccheri che possono peggiorare la diarrea. Sì invece a succo di limone e, con cautela, alle banane. Le banane, in particolare, contengono potassio e magnesio e aiutano a placare la diarrea.
Tra le bevande maggiormente consigliate, il tè, come il tè verde, e diverse tisane lenitive. Per quanto riguarda i rimedi naturali e gli infusi, però, bisogna prestare particolare attenzione, sia per gli effetti collaterali, ma anche perché alcune piante potrebbero peggiorare i sintomi. Alcune piante che offrono sollievo dal bruciore intestinale, come ad esempio la malva, hanno una leggera azione lassativa che potrebbe peggiorare la situazione.
Sì a camomilla e menta, perché possono placare alcuni dei fastidi causati dall’influenza intestinale. Anche il tè all’anice potrebbe essere utile e, con le opportune precauzioni, lo zenzero.
A prescindere dal rimedio che decidete di adottare, comunque, confrontatevi sempre con uno specialista.
(Foto in evidenza: renegadehealth; foto interna: file2.answcdn)