Glifosato: UE pronta ad autorizzarne l’uso per altri 15 anni. Intanto, questa sostanza, giudicata potenzialmente cancerogena è ovunque: nella birra, nelle verdure e persino negli assorbenti.
Non solo birre tedesche, il glifosato è ovunque: nei cavolfiori, nelle lenticchie, nei fichi, nei pompelmi, nelle acque, persino negli assorbenti.
Questo diserbante, il più diffuso al mondo, anche in Italia, è stato dichiarato “probabile cancerogeno” dallo IARC (anche se a novembre dell’anno scorso, l’EFSA ne ha invece decretato la non cancerogenicità), e ora c’è il rischio che l’UE ne autorizzi l’uso per altri 15 anni.
Il 31 dicembre scorso, infatti,l’autorizzazione per l’utilizzo di questo erbicida nell’Unione Europea è scaduta. Tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima, dunque, la Commissione europea sarà chiamata a decidere se proporne il rinnovo per altri 15 anni.
La proposta sarà votata dalla commissione permanente del Paff (comitato per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi) e, secondo indiscrezioni, tutti gli Stati membri, ad eccezione della Svezia, sarebbero a favore.
In Italia 32 associazioni tra cui Fai, Wwf, Legambiente, Greenpeace, hanno firmato un appello per chiedere al governo italiano di assumere posizione contraria in merito e chiedere il bando della produzione, commercializzazione ed uso di questo pesticida in Europa, oltre che “rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono e di escludere le aziende che ne fanno uso da qualsiasi premio nell’ambito dei Programmi regionali per lo sviluppo rurale (Psr)“.
Come dicevamo all’inizio, il glifosato è praticamente ovunque. Risale a pochi giorni fa la notizia secondo cui diversi marchi di birre tedesche conterrebbero tracce di diserbante. I livelli registrati oscillano fra 0,46 e 29,74 microgrammi per litro, nei casi più estremi quasi 300 volte superiori a 0,1 microgrammi, che è il limite consentito dalla legge per l’acqua potabile. Non esiste un limite per la birra.
Ma non è solo lì che si insidia questa sostanza.
I ricercatori della Boston University e Abraxis LLC hanno trovato tracce significative del pesticida nel 62% dei mieli convenzionali e nel 45% dei mieli biologici. Inevitabile, secondo gli scienziati, dato che il prodotto è talmente diffuso che anche le api che bottinano su terreni biologici non possono evitarla durante i loro voli.
Tant’è che il 22 febbraio scorso, anche l’Unapi, l’Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani, ha firmato la lettera delle associazioni che invita il governo italiano a dire basta al glifosato.
Nemmeno i prodotti per l’igiene femminile sono al sicuro.
Nei mesi scorsi, dopo l’allarme dato dall’Argentina, anche la Francia e il Canada hanno lamentato la presenza di questa sostanza in assorbenti, tamponi e salvaslip.
60 Million Consumers, l’associazione francese per la difesa dei diritti dei consumatori, ha pubblicato un rapporto dedicato proprio ai prodotti per l’igiene femminile. All’interno del documento, si evidenzia come, su 11 campioni analizzati, la sostanza sia stata individuata in 5 prodotti, tra cui anche salvaslip biologici a marchio Organyc. L’azienda ha infatti deciso il ritiro in via precauzionale di oltre 3mila confezioni distribuite in Francia e in Canada.
Tracce di glifosato sembra siano state trovate anche in alcuni prodotti a marchio OB, Tampax e Nett.
La possibile giustificazione della presenza di questa sostanza è il fatto che il glifosato è ampiamente utilizzato in agricoltura, anche nella produzione di cotone. Stupisce però che sia stato trovato anche in prodotti che dovrebbero contenere cotone biologico.
Non dimentichiamo che il glifosato è il componente principale di almeno l’80% degli erbicidi in commercio nel nostro Paese.
Secondo le associazioni che hanno firmato l’appello al governo contro il diserbante, “senza un divieto ufficiale i programmi regionali per l’agricoltura considereranno come sostenibile e incentiveranno l’uso di un prodotto potenzialmente cancerogeno per l’uomo e che «studi del Mit del 2013-2014» sospettano di essere alla base anche dell’insorgenza di un disturbo come la celiachia“.
Secondo Beppe Croce, responsabile agricoltura di Legambiente: “Per intendersi, un’altra sostanza definita probabilmente cancerogena è il ddt, che è stato vietato da anni. La resistenza europea a bandire il glifosato viene solo dagli enormi interessi economici in gioco“.
Coloro che difendono l’uso di questo diserbante fanno però riferimento a due pareri ufficiali, entrambi emessi l’anno scorso: quello dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (Bfr), secondo il quale il glifosato «non è cancerogeno», e quello dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (l’Efsa, con sede a Parma), che lo ha definito «probabilmente non cancerogeno». Entrambi pareri che vanno contro lo studio dello IARC.
E’ possibile sottoscrivere la petizione per bloccare questo scempio a questo link!
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Bisogna spiegare perché ci sono differenze così grandi nel giudicare la pericolosità delle sostanze chimiche. Innanzitutto non è crretto dire che l’efsa ha decretato la non cancerogenicità del glifosato. In realtà ha definiti il glifosato “probabilmente non cancerogeno”,che è cosa ben diversa.
Poi c’è da dire che la iarc esclude dal suo giudizio le pubblicazioni scientifiche firmate da ricercatori sovvenzionati o dipendenti dalle industrie che producono e/o utilizzano la sostanza in oggetto, per evitare ovvi conflitti di interesse, mentre l’efsa e le altre agenzie invece questi studi li accettano e li valutano spesso come di qualità superiore. Poichè gli studi pagati dalle aziene sono molti di più rispetto a quelli indipendenti e danno auasi sempre risultati favorevoli slle industrie, il ridultati è che quadi ßempre l’efsa e altre agenzie giuducano non pericolose le sostanze.inoltre nell’efsa vi sono anche rapprentsnti delle industrie, coasa che non avviene nella iarc
Avete idea della pericolosità della Poltiglia Bordolese e del rame in genere?