Ogni anno c’è n’è una o più di una: se non è stato un anno particolarmente secco come lo scorso, quest’anno il problema della cimice asiatica ha generato un’annata nera per gli operatori agricoli italiani, che specie nelle zone dell’Emilia Romagna e del Veneto hanno subito pesanti perdite, stimate da Coldiretti con una cifra complessiva che si assesta attorno ai 250 milioni di euro.
Cimice asiatica: un flagello per le colture e la frutta italiana
La cimice asiatica ha come suo bersaglio preferito la coltura delle pere: le deforma con le sue punture rendendole invendibili. Sono andate perse dal 30 all’80% delle pere in alcune zone del bolognese anche perchè le cimici più giovani e piccole di dimensioni riescono a passare attraverso le maglie delle reti.
Nell’elenco delle colture danneggiate troviamo anche mele, kiwi, pesche, albicocche, alberi di ciliegio. Persino i vigneti. La frutta che si salva viene immessa sul mercato ad un prezzo più alto. Ma il problema non riguarda soltanto il portafogli dei consumatori.
Sotto accusa c’è “il sistema di controllo dell’Ue, con le frontiere colabrodo, che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari”. A denunciarlo è il presidente dell’associazione, Ettore Prandini, che se la prende con la “politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati”.
Crisi del comparto agroalimentare: operatori in piazza
Sono molte le voci che si levano in difesa dal settore agricolo italiano, che sta subendo le conseguenze di quella che è stata una vera e propria “piaga biologica”, cioè l’invasione delle cimici asiatiche, soprattutto al Nord.
Tra le rivendicazioni spicca quelle di poter avere accesso agli agrofarmaci, alcuni vietati ultimamente o il cui uso è stato comunque fortemente ridotto, anche perchè, come sappiamo, alcuni poi rendono la frutta potenzialmente dannosa per l’uomo.
“Il grido di protesta – dice chiaro Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, dalle fila del corteo ferrarese – è solo l’epilogo di un’annata in cui tutto è andato storto, l’ultimo atto corale per denunciare l’entità della crisi ortofrutticola regionale che ha coinvolto più di 20 mila aziende, seppur con sostanziali differenze da zona a zona, e con esse l’aggregato agroindustriale, peraltro trascinandosi dietro forti ricadute sull’occupazione e sul sociale. Il danno da cimice è stimato in circa 200 milioni di euro. Poi la crisi dei prezzi – spiega la presidente regionale degli imprenditori agricoli che negli ultimi mesi non ha mai smesso di lanciare ‘Sos’ con richiesta di interventi urgenti – ha fatto il resto, riducendo all’osso il reddito d’impresa”.
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Albano Bergami, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna, chiede un’accelerazione su più fronti: “Dopo 7 anni dalle prime segnalazioni dell’insetto sul suolo nazionale, non è tollerabile che sussistano ancora intoppi legislativi, burocratici ed economici a limitare il lavoro della ricerca e della sperimentazione”
“Ora la gravità della situazione è tale da considerare la presenza del parassita endemica, con danni registrati diffusamente su diverse specie frutticole. Un flagello che mette in seria discussione la tenuta della filiera frutticola, con risultati socio-economici difficilmente prevedibili. Attendiamo provvedimenti che diano immediato ristoro alle aziende danneggiate, anche sgravi fiscali e previdenziali; la sospensione dei mutui, nonché la revisione e rifinanziamento della legge sulle calamità naturali”.
La vespa samurai è l’antagonista naturale della cimice asiatica
Che la vespa samurai sia la più efficace arma naturale contro la devastante cimice asiatica lo si sa da un po’ di tempo. La novità è che questo particolare tipo di vespa – parassita che attacca e risucchia le uova delle cimice, e che annienta le uova della cimice depositando all’interno le proprie – è naturalmente già arrivata in Trentino.
Una importante scoperta della Fondazione Mach: la vespa comincerà a moltiplicarsi naturalmente a spese della cimice asiatica.
Il rilascio di insetti esotici infatti è regolamentato severamente dai Ministeri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e dall’Ispra.
Il 20 settembre entrerà in vigore la nuova normativa che prevede deroghe al rilascio degli antagonisti della cimice, ma averli trovati in natura potrebbe accelerare la stesura delle linee guida, spiegano gli esperti della Fondazione Mach che intende proporsi come capofila nella sperimentazione della lotta alla cimice.