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Stadio della Roma: la decisione va condivisa con i cittadini

by Sonia
12 Aprile 2017
in Ambiente, Sostenibilità
4

Nella capitale in questi giorni è centrale il tema che riguarda la costruzione di una nuova grande opera architettonica. Lo Stadio della Roma.

Per i tifosi e gli addetti ai lavori dello sport, il nuovo stadio della Roma è una magnifica opportunità di sviluppo e di modernità ( all’americana ), che potrà permettere alla squadra e alla città di godere di una struttura di alto livello. Per molti è addirittura la conditio sine qua non il team giallorosso si potrà aggiudicare futuri titoli sportivi.

Gli entusiasmi sono facili in uno sport popolare come il calcio e in una città passionale come Roma, ma noi dovremmo andare a vedere concretamente cosa si è fatto in passato, e soprattutto, cosa a livello di impatto ambientale e di bene pubblico, si farà.

È molto recente la presentazione dello Studio sullo Stadio della Roma a cura della Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza, presso la Casa dell’Architettura di Roma.

Secondo gli esperti ci sono molti aspetti curiosi, che vanno benissimo parlando di un vero stadio della Roma ma non quando si tratta di un mega progetto dove le stadio è solo il 16%, e non sarà gestito dalla AS Roma.

Il valore intrinseco dello studio è, secondo gli esperti, piuttosto discutibile in merito alla fattibilità, cominciando dall’assenza di schemi SWOT, ( strumenti di pianificazione strategica ) di previsioni pluriannuali sui singoli comparti del progetto e soprattutto di una ricerca di mercato seria sulle aspettative dei cittadini.

Il gruppo del Movimento 5 Stella ha portato molte obiezioni e votato contro la fattibilità, per una serie di ragioni tra le quali:

Il progetto prevede la costruzione di un grande Business Park (centro direzionale e centro commerciale) con dentro uno stadio di calcio di proprietà del signor Pallotta. Infatti, l’intero progetto prevede un milione di metri cubi di cemento, di cui solo il 14% è destinato allo stadio.

-la maggior parte dei terreni sui quali sorgerà il nuovo quartiere (commerciale e direzionale) non sono di proprietà del comune, né dei soggetti che propongono il progetto.

– l’Istituto Nazionale di Urbanistica rileva come il progetto stravolga il piano regolatore della città, ossia la legge che la tutela dalle trasformazioni urbanistiche dannose.
Il progetto va anche contro la legge sugli stadi, la Legge n. 147/2013, commi 304 e 305.

– Inoltre le nuove infrastrutture di trasporto che verranno realizzate siano utili esclusivamente al Business Park, aggravando le condizioni di vita dei pendolari e di chi vive in quel quadrante.

– Esiste già un progetto di centro direzionale (lo SDO – Sistema Direzionale Orientale), che si sarebbe dovuto realizzare negli anni Sessanta e già ci è costato 1 miliardo di euro. Questi spazi sono attualmente inutilizzati e abbandonati. Un altro centro direzionale è, dunque, un inutile doppione destinato a rimanere vuoto o a far fallire lo SDO.

– l’area è palesemente inidonea, infatti l’Autorità di bacino del Tevere ne ha evidenziato l’elevato rischio idrogeologico.

In una società nuova e moderna, e soprattutto in una realtà come quella italiana dove appalti di grandi opere da sempre vanno contro l’ambiente e l’interesse pubblico, si dovrebbe operare secondo quando prescrive la nuova legge 50/2016 all’art. 22, che impone il Dibattito Pubblico.

E’ l’idea che vuole sviluppare l’ingegner Marco Martens, che muove da questi presupposti per proporre  una modalità attuativa per una nuova condivisione con il territorio quando si parla di opere dal grande impatto pubblico e ambientale.

In base all’art. 22 del nuovo codice degli Appalti (Decreto legislativo 50/2016), infatti si fa obbligo in futuro di procedere al processo partecipativo per le grandi opere di interesse pubblico. Con le immagini a seguire possiamo capire come si sarebbe dovuta sviluppare la dialettica del processo decisionale:

“una prima fase di dibattito concentrata sul fare o non fare, se lasciare tutto così come è adesso (Non fare nulla, do nothing), se fare il minimo restaurando e modificando lo stadio Flaminio ( fare il meno possibile, do minumum) o se realizzare un nuovo stadio ( fare tutto nuovo, do maximum).” “A supporto di questo processo ho preparato le due Matrici a Multicriteri, la prima (Fase 1) già compilata, la seconda (Fase 2) da compilare”.

tabella-multicriterio-fase-1

“Qualora vincesse nel dibattito pubblico la opzione tre è a mio parere necessario analizzare tre alternative: A) Stadio alla Massimina, lungo la via Aurelia fuori il GRA, come da proposta in epoca Alemanno B) Stadio a Tor di Valle, lungo la via Ostiense dentro il GRA, come da proposta in epoca Marino C) Stadio a Torvergata, lungo la Autostrada del Sole fuori il GRA, come da proposta ventilata in epoca Raggi.”

tabella-multicriteri-stadio-della-roma-fase-2

Nelle mappe stradali e metro ho inserito le tre ubicazioni usando le lettere A, B e C.

roma-ipotesti-stadio-della-roma

trasporti-stadio-della-roma

In definitiva, quello che vogliamo ribadire e che non vogliamo si ripeta, è la completa mancanza di condivisione con la popolazione in fase iniziale. Ecco cosa andava fatto a mio parere in merito allo Stadio della Roma: un Dibattito Pubblico a doppio turno, una prima fase per capire se conveniva non fare nulla, restaurare il Flaminio o fare un nuovo stadio: qualora avesse prevalso la ultima alternativa si doveva comparare tra 3 opzioni, o nuovo stadio alla Massimina, o a Tor di Valle o a Torvergata.

Si chiede troppo se l’auspicio per il futuro è una simile organizzazione per i processi decisionali, visto che è previsto dalla legge? Il massimo sarebbe chiedere realizzazioni più ” umane ” ed ecosostenibili, che incontrino massivamente uno stile più “italiano” invece che scimmiottare per forza il grattacielo all’americana?

Se lo chiede un grande tifoso romanista, e, prima di tutto, un cittadino italiano.

Tags: fattibilitàspeculazione ediliziastadio della romastudi di fattibilitàSWOT
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Comments 4

  1. Sir Ace says:
    6 anni ago

    E’ un opera privata, su area privata, pagata da privati i quali realizzano e finanziano tutte le opere pubbliche di connessione e manutenzione dell’area.
    Il dibattito pubblico è qui riportato come il cavolo a merenda.

    Poi in che modo un grattacielo, che per definizione si fa per evitare un eccessivo consumo di suolo, dovrebbe essere meno umano o ecosostenibile di una distesa di edifici bassi come quelli che hanno coperto l’intero agro romano?

    Risibili le controproposte alla zona di Tor di Valle. Quest’ultima è già collegata dalla FL1 e dalla Roma Lido. Se Berdini non fa altri casini, ci portano anche una diramazione della linea B. Inoltre ci passano vicino due autostrade e di fianco due statali.
    Massimina è connessa da una sola strada catastroficamente affollata e la stazione FS è in discussione perché spezzerebbe il servizio della FL5. Tor Vergata è piuttosto lontana dalle metro (la zona potenziale per lo stadio non è dove l’avete messa voi ma molto più a sud).

    Rispondi
  2. Paolo says:
    6 anni ago

    Ma perchè questa moda di scrivere cazzate?

    -la maggior parte dei terreni sui quali sorgerà il nuovo quartiere (commerciale e direzionale) non sono di proprietà del comune, né dei soggetti che propongono il progetto.
    E QUINDI? VOLEVI COSTRUIRE SU UN TERRENO DEMANIALE?

    – l’Istituto Nazionale di Urbanistica rileva come il progetto stravolga il piano regolatore della città, ossia la legge che la tutela dalle trasformazioni urbanistiche dannose.
    Il progetto va anche contro la legge sugli stadi, la Legge n. 147/2013, commi 304 e 305. FONTE?!?

    – Inoltre le nuove infrastrutture di trasporto che verranno realizzate siano utili esclusivamente al Business Park, aggravando le condizioni di vita dei pendolari e di chi vive in quel quadrante. AFFERMAZIONE PRIVA DI QUALSIVOGLIA FONDAMENTO

    – Esiste già un progetto di centro direzionale (lo SDO – Sistema Direzionale Orientale), che si sarebbe dovuto realizzare negli anni Sessanta e già ci è costato 1 miliardo di euro. Questi spazi sono attualmente inutilizzati e abbandonati. Un altro centro direzionale è, dunque, un inutile doppione destinato a rimanere vuoto o a far fallire lo SDO.
    AFFERMAZIONE PRIVA DI QUALSIVOGIA FONDAMENTO, È UNA TUA OPINIONE PERSONALE CHE NON RILEVA A NESSUN FINE

    – l’area è palesemente inidonea, infatti l’Autorità di bacino del Tevere ne ha evidenziato l’elevato rischio idrogeologico
    FALSO. NON SI È MAI ALLAGATA IN NESSUNA PIENA DEL TEVERE

    Rispondi
  3. anticavolate says:
    6 anni ago

    è tornata la Giannone e le sue cavolate prive di fondamento. Sono preoccupato che fine ha di scrivere tali inesattezze? E ancora perché vuole uno stadio che si costruisca su i territori di caltagirono a tor vergata? Qui gatta cicova giannone

    Rispondi
  4. massimo says:
    6 anni ago

    opera privata che stravolge il PRG infatti
    necessita di varianti e il fine non e’ costruire uno stadio
    ma costruire enormi cubature e centri commerciali è evidente il fine è solo
    speculativo! a Roma non serve altro cemento!
    gli abitanti sono sempre gli stessi il cemento aumenta a dismisura
    cosi come i centri commerciali. e non è che se si costruiscono 2000 centri commerciali l’economia va meglio ….il giro di affari è sempre quello….chi paga i costi è solo la collettività che permette di devastare vasti territori per costruire dormitori e centri commerciali.
    Assurdo insostenibile inutile!

    Rispondi

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