Scoperto un bruco che mangia la plastica a un tasso di degradazione altissimo. In un solo giorno ne consuma ben 184 milligrammi. Si prospettano nuove frontiere per lo smaltimento e contro l’inquinamento.
Avete mai assistito ad una battuta di pesca? Di solito i pescatori utilizzano le larve del bruco come esca. Proprio quelle larve, spesso considerate insignificanti, assumono oggi una straordinaria valenza. Grazie a uno studio scientifico, potrebbero presto diventare veri e propri difensori dell’ambiente. Alcuni ricercatori, infatti, hanno scoperto che mangiano la plastica.
La scoperta è avvenuta quasi per caso, grazie all’osservazione della biologa e apicultrice Federica Bertocchini del Csic. Stava ripulendo le arnie delle sue api dalle larve Galleria Mellonella, conosciute come le tarme della cera. Come di consuetudine, le aveva lasciate temporaneamente in una busta di plastica. Dopo pochi minuti, la biologa si accorge che la busta si era riempita di buchi. Le larve del bruco avevano mangiato la busta!
L’esperimento sulle larve del bruco
La ricercatrice si è così messa in contatto con Paolo Bombelli e Christopher Howe, del dipartimento di Biochimica dell’Università di Cambridge. I tre ricercatori hanno deciso insieme di mettere a punto un esperimento.
Hanno così posto un centinaio di larve di bruco vicino a una busta di plastica, osservandone il comportamento. Dopo appena 40 minuti, i primi buchi sono arrivati sulla busta. Trascorse circa 12 ore, questa si era ridotta di ben 92 milligrammi.
Altri microrganismi si erano già rivelati voraci “divoratori” di plastica, come alcuni batteri e funghi di cui vi abbiamo già parlato. Ma il tasso di degradazione offerto da queste larve è decisamente più elevato. Funghi e batteri riescono a degradare solo 0,13 milligrammi nell’arco di una giornata; le larve del bruco arrivano addirittura a 184!
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Le applicazioni del bruco nel processo di smaltimento
Si tratta ora di capire come trarre vantaggio dalle capacità delle larve del bruco e applicarle al processo di smaltimento dei rifiuti. Come osserva Bombelli, infatti, “se alla base di questo processo chimico ci fosse un unico enzima, sarebbe possibile la sua riproduzione su larga scala utilizzando le biotecnologie. La scoperta potrebbe essere uno strumento importante per liberare acque e suoli dalla grandissima quantità di buste di plastica finora accumulata”.
Più di una volta vi abbiamo parlato delle quantità enormi di rifiuti nel mare. Le larve del bruco potrebbero costituire una soluzione naturale, ecologica e sostenibile per risolvere una delle principali criticità ambientali del nostro pianeta: l’inquinamento degli oceani.